Ai giovani ricercatori in Italia è richiesto di produrre conoscenza come fosse capitale. Non stupisce quindi la concezione neoliberista della scienza indicata nel Pnrr. Una idea ben riassunta nel modo di dire «Publish or perish» (Pubblica o muori)
Ci risiamo. Ancora una volta la grande assente del dibattito politico è la ricerca. Non che non ce ne sia traccia in assoluto, ma se si vanno a leggere i programmi elettorali le parole “ricerca” e “università” compaiono quasi sempre in maniera piuttosto vaga e confusa. Si legge quasi sempre, senza nessuna specifica di contesto: “Aumentare i fondi per la ricerca”. Grazie tante. A onor del vero, bisogna fare le dovute eccezioni: la lista composta da Sinistra italiana e Verdi, per esempio, dedica un’ampia parte del proprio programma politico al mondo dell’università, intesa come sapere libero e gratuito, parlando, tra le altre cose, di stabilizzazioni e di revisione del modello 3+2 così come del sistema dei crediti; chi altro dedica più di mezza frase all’argomento è la coalizione di Calenda, di cui tuttavia trovo personalmente discutibile la visione d’insieme su cui si poggia, ovvero che “le università sono realtà di mercato”.
Questo articolo è riservato agli abbonati
Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login