C’è un’emergenza climatica, che ormai dovrebbe toglierci il sonno (v. alluvioni e disastri in Emilia-Romagna in queste ore) e impegnare la politica, nazionale, regionale e locale a prendere decisioni sagge e non più rinviabili per un’uscita veloce dalle fonti fossili e da un modello di sviluppo energivoro, inquinante e causa di disastri sociali e ambientali.
E tuttavia l’emergenza climatica è sottovalutata e quando c’è da guardare alla luna, ci si ostina a soffermarsi sul dito.
Non c’è, invece, un’emergenza immigrazione perché si tratta di un fenomeno strutturale e tuttavia la politica si ostina a non trattarla come tale e a trasformarla, invece, in materia incandescente, motivo di scontro ideologico, arma di consenso e di distrazione di massa.
Mentre straripano i fiumi, si costruiscono nuovi argini per gli esseri umani.
Si inaspriscono le sanzioni contro gli scafisti ma si riempie il serbatoio delle mafie che gestiscono il traffico di esseri umani, dalla Libia per esempio, con la quale persistono accordi vergognosi dai tempi del governo Gentiloni (ministro dell’interno Minniti, ora presidente della fondazione Med Or di Leonardo spa) per trattenere le persone migranti nei campi di detenzione libici o riportarcele una volta intercettate in mare dalla guardia costiera tripolitana, che ci ostiniamo ad armare e finanziare.
Il decreto Cutro, ormai definitivamente convertito in legge, per esempio, è una risposta sbagliata, inefficace ma anche disumana alla crisi dei diritti fondamentali determinata dal modello – mai seriamente messo in discussione né da destra né da sinistra, negli anni di governo – della Bossi-Fini. Una legge che, non prevedendo seri, sicuri e praticabili canali di ingresso per le persone migranti, le consegna alla sempre più fiorente economia dell’irregolarità.
Clandestino è il governo, che appunto si nasconde dietro la narrazione emergenziale dei flussi migratori per guadagnare consensi, senza tuttavia affrontare i problemi, anzi aggravandoli.
La mortificazione della “protezione speciale” (il permesso di soggiorno durerà di meno, non sarà convertibile nemmeno per chi un lavoro ce l’ha già, diventerà una patente di temporaneità) aggraverà la condizione giuridica, materiale ed esistenziale di chi già viveva in un limbo (involontario) tra regolarità e irregolarità del soggiorno, favorendo lavoro nero, caporalato, sfruttamento, ricatto, economia sommersa e criminale. A margine del decreto Cutro, la macedonia di misure per dichiarare sulla carta sicuri Paesi che non lo sono affatto (Nigeria per esempio) trascinerà fuori dal perimetro della tutela che viene dal riconoscimento della protezione internazionale migliaia di persone che comunque non possono tornare indietro (i percorsi migratori quando nascono in Paesi dove i diritti umani sono calpestati, sono spesso irreversibili), costringendole a divenire invisibili.
Colpisce poi quello che, a dispetto del nome con cui è stato battezzato, il decreto Cutro non contiene: un meccanismo efficace di salvataggio delle vite in mare, com’era Mare nostrum. Anzi, a margine di tale decreto imperano prassi illegittime (rispetto alla Convenzione di Ginevra sulla protezione dei rifugiati e al diritto internazionale del mare) come quella di allontanare le navi delle ong dal Mediterraneo, impedire i salvataggi plurimi, ritardare l’approdo nel porto sicuro più vicino.
Occorre rispondere con una batteria di progetti di legge capaci di leggere e governare il fenomeno con intelligenza e umanità, additando all’opinione pubblica un modello alternativo e credibile di gestione del fenomeno migratorio: riforma della legge sulla cittadinanza, abrogazione della Bossi-Fini e approvazione di una legge organica sull’immigrazione, che preveda l’ingresso per ricerca di lavoro, la libera convertibilità dei titoli di soggiorno, l’accesso senza discriminazioni dei lavoratori stranieri ai servizi pubblici, abrogazione dei “decreti-sicurezza” Minniti Orlando e Salvini, ripristino della protezione umanitaria, solo per indicarne alcuni.
L’autore: Andrea Maestri è ex deputato, avvocato immigrazionista