Il 6 luglio la laurea all'Università di Bologna e ora di nuovo il buio, il carcere, solo per aver espresso la propria opinione. Il Tribunale egiziano si accanisce contro la sua libertà di pensiero e di espressione. Complice il silenzio assordante dei governi Draghi e Meloni

Ultimora: Zaki finalmente libero

Così scrivevamo ieri

Quella inaccettabile condanna di Patrick Zaki ci riguarda da vicino

Patrick Zaki è stato condannato a tre anni, con l’accusa di diffusione di notizie false. «Il peggiore degli scenari possibili», ha commentato Riccardo Noury.

«Urgente: Patrick George Zaki, ricercatore presso l‘Egyptian Initiative for Personal Rights, è stato condannato a tre anni di carcere dal Tribunale per la sicurezza dello Stato di emergenza, sulla base di un articolo di opinione pubblicato nel 2020. La sentenza non è soggetta ad appello o cassazione», ha scritto l’avvocato di Zaki, Hossam Bahgat. La sentenza del tribunale di Manusura in altre parole non è impugnabile ma il  presidente Al Sisi potrebbe intervenire, non firmandola. Per questo è importante la pressione dell’opinione pubblica internazionale. In assenza di pressioni dai governi, a cominciare da quello italiano guidato da Meloni, che acquista gas dall’Egitto e gli vende armi. Ma su questo torneremo più avanti. Intanto torniamo ai fatti:

Sono passati pochi giorni dalla laurea di Patrick Zaki all’Università di Bologna, il 6 luglio scorso, con una tesi su “giornalismo, media e impegno pubblico”. Neanche il tempo della festa per questo coronamento degli studi avvenuto da remoto (perché Zaki era costretto a casa per divieto di espatrio) ed ecco di nuovo il buio, la negazione di ogni futuro. Il tribunale egiziano gli impone tre anni di carcere, oltre i mesi già previsti.

«Un verdetto scandaloso. Dopo 22 mesi di detenzione durissima e un processo iniziato più di un anno fa, l’immagine di Patrick trascinato via dall’aula del tribunale di Mansura è terrificante. Ora più che mai #FreePatrickZaki», scrive Amnesty International.
Si riapre dunque la profonda ferita inferta con il processo farsa che in Egitto va avanti dal 2020 quando lo studente egiziano dell’Università di Bologna è stato messo alla sbarra a Mansura per essersi impegnato a favore dei diritti umani e per aver espresso opinioni politiche sui social. Dopo quasi due anni di detenzione preventiva era stato scarcerato nel dicembre 2021.
Più volte in passato attivisti e politici avevano sostenuto l’idea di conferire la cittadinanza italiana a Zaki, che sognava di poter proseguirei suoi studi con il dottorato a Bologna.

Nel 2021, nonostante l’astensione di Fratelli d’Italia, passò anche alla Camera (dopo il sì del Senato) la mozione presentata dal Pd per conferire a Zaki la cittadinanza italiana. Ma il governo Draghi rimase inerte. «È un’iniziativa parlamentare, il governo non è coinvolto al momento», ebbe a dire il premier. «Qual è la ragione del silenzio assordante del governo Draghi sul caso di Patrick Zaki? C’è da domandarselo», incalzava nel settembre 2021 l’europarlamentare Pierfrancesco Majorino. «La vicenda terrificante dello studente egiziano lascia sbalorditi. Siamo di fronte a un accanimento giudiziario che non fornisce alcun plausibile elemento che lo giustifichi».

Le ragioni del silenzio assordante del governo Draghi, come è del tutto evidente, sono le stesse ora del governo Meloni: gli affari e la vendita di armi e l’acquisto di gas. Per non inficiare i traffici con il Cairo i governi che si sono succeduti non hanno provato nemmeno a risolvere la questione dell’ergastolo cautelare di Patrick Zaki, così come non si sono imposti per ottenere verità e giustizia per Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano torturato e ucciso dai servizi egiziani. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini del governo Draghi, ricordiamo, riaffermò il ruolo dell’Italia come fornitore del governo di Al-Sisi, celebrando l’Egypt Defense Expo: c’era anche l’Italia fra i 400 espositori internazionali accorsi in Egitto per vendere armi a capi di Stato e contractor. Il principale sponsor della fiera d’armi egiziana era la holding della cantieristica nazionale Fincantieri S.p.a., controllata dallo Stato italiano tramite la Cassa depositi e prestiti. Tra i clienti di Fincantieri c’è proprio l’Egitto dell’autocrate Al-Sisi. Immancabile alla fiera del Cairo la presenza di Leonardo (ex Finmeccanica), controllata dal ministero dell’Economia e delle finanze. Da quel mondo viene l’attuale ministro Crosetto del governo Meloni, mentre l’ex ministro Minniti del governo  ne è oggi top manager. Gli affari e la vendita delle armi, per questa classe politica italiana, vengono prima dei diritti umani.
Ma non la pensano così tantissimi cittadini e sono decine i Comuni di cui Patrick è cittadino onorario con deliberazioni trasversali. Come cittadini ora alziamo la voce.

19 luglio 2023 ore 17,18 Al Sisi concede la grazia a Patrick Zaku

 

Per approfondire Left, La ricerca non si ferma 

Direttore responsabile di Left. Ho lavorato in giornali di diverso orientamento, da Liberazione a La Nazione, scrivendo di letteratura e arte. Nella redazione di Avvenimenti dal 2002 e dal 2006 a Left occupandomi di cultura e scienza, prima come caposervizio, poi come caporedattore.