La lettera della Garante delle persone private della libertà della Regione Sardegna al presidente della Repubblica, in cui viene denunciata la grave situazione in cui si trovano i detenuti con patologie psichiatriche
Illustre Presidente,
chi le scrive è la Garante delle persone private della libertà della Regione Sardegna. Scrivo a lei in quanto garante dei principi costituzionali, in particolare del rispetto della dignità umana che passa anche attraverso il diritto alla salute di tutti i cittadini, anche dei cittadini che hanno sbagliato. Non appena insediata, dal mese di febbraio di quest’anno, ho condotto visite in tutte le carceri dell’isola e in questi giorni ho concluso il primo giro con la visita nel carcere di Uta a Cagliari, avvenuto poche ore fa. Il bagaglio di conoscenza e di esperienza di questi pochi mesi, che mi porto appresso, è molto difficile da trasmettere: quanto hanno visto i miei e occhi e udito le mie orecchie mi risulta difficile da descrivere. Ma so che è mio preciso dovere provare a farlo, anche se questo dovesse suscitarle orrore, cosa per cui mi scuso in anticipo ma che ritengo in un certo modo necessaria. Oggi, ad esempio, ho incontrato, nella sezione transito nel carcere di Uta a Cagliari, un detenuto di soli 18 anni, con problemi psichiatrici, che è stato arrestato perché schiaffeggiava le signore sull’autobus e alcune volte è stato sorpreso a mettere le mani nelle borsette. Con lui non si riesce a parlare - non la sottoscritta, ma neanche gli operatori - e questo rende difficile persino individuare la patologia da cui è affetto.
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