«In Italia purtroppo chi compone musica ha perso il riconoscimento che ha avuto in passato. Non ci sono più politici illuminati e preparati che possano capire quanto questa figura sia fondamentale per la cultura e la società», dice la direttrice della Biennale musica 2023
Lucia Ronchetti è una figura di spicco della moderna composizione. Oggi è uno dei punti di riferimento della cultura del fare e pensare musica. La sua posizione aperta al moderno ha innervato l’edizione 2023 della Biennale musicale da lei diretta, dando valore al comunicare con la musica in tempi in cui l’assuefazione sonora è veramente ad alti livelli. Pur lavorando molto all’estero Ronchetti è impegnata in Italia nella formazione di nuove generazioni. Intanto le sue opere vengono rappresentate in Germania come Das Fliegende Klassen-Zimmer al Teatro dell’Opera di Rehin, Pinocchios Aben-Teuer allo Staatsoper di Hannover (fino a marzo 2024), Mentre fra aprile e maggio 2024 debutterà con due nuove opere al Festspiele Schwetzinger e al Muncher Biennale di Monaco di Baviera.
Ronchetti, da compositrice, pensa che questa identità di artista oggi sia negata in Italia?
In Italia purtroppo chi compone musica ha perso il riconoscimento che ha avuto in passato quando a questo lavoro corrispondeva anche un certo status sociale. Non ci sono più politici illuminati e preparati che possano capire quanto sia fondamentale per la cultura e la società la figura del compositore. E questo a mio avviso grave, perché il nome dell’Italia all’estero è legato in alla creazione musicale e tutti conoscono i lavori di Rossini, Verdi, Puccini, Monteverdi, Frescobaldi,Vivaldi, Palestrina.
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