L’idea di una nuova identità delle persone, che sia sovranazionale e indipendente dal luogo di nascita, è alla base del progetto di un’Europa politica. Ed è una idea che fa infuriare le destre
La domanda che penso chiunque si faccia in questi tempi difficili è: cosa dobbiamo aspettarci ancora? La risposta non è affatto ovvia e le ricette per andare nella direzione del tornare ad una pace diffusa sono molto diverse tra loro e nessuna con la certezza di riuscire.
È ormai evidente che l’Europa, intesa come Unione europea, è un gigante economico ma politicamente ha piedi d’argilla. La mancata integrazione per avere una politica estera comune fa sì che l’Europa si trovi ancora soggetta ai diversi orientamenti politici delle cancellerie degli Stati nazionali non solo dei più grandi. Ora tra qualche mese si rinnova il Parlamento di Bruxelles e il timore è che ci sia un netto spostamento a destra del voto.
I partiti populisti di destra, portatori di logiche xenofobe e antieuropee, potrebbero andare a mettere in discussione un’unione europea che, pur con tutti i limiti che ha, in qualche modo sta facendo da ombrello alle tensioni internazionali.
C’è chi parla esplicitamente di rischio di guerra in Europa entro uno o due anni, come allargamento del conflitto ucraino e conseguenza del conflitto israelo-palestinese o addirittura come aggressione russa ai Paesi baltici.
Se questo è uno scenario realistico oppure no, è difficile da dire. Certamente è vero che l’Europa come idea è chiaramente sotto attacco nei termini di una disinformazione sempre più diffusa, disinformazione che va nella direzione di favorire i partiti populisti di destra e da parte di gruppi e partiti politici di varia foggia che professano l’uscita dei singoli Stati dall’Unione europea, così come ha già fatto la Gran Bretagna.
L’Europa unita è un bene prezioso che non dobbiamo perdere. Dobbiamo ricordare che fu l’idea di Altiero Spinelli che, al confino, già pensava al dopo della guerra mondiale, al come evitare un nuovo conflitto in Europa. Pensare alla possibilità di cittadini europei invece che cittadini dei singoli Paesi. E in qualche modo, dopo tanti anni dal trattato di Roma del ’57, questo sogno si è realizzato con il trattato di Schengen, anche se solo per i cittadini dell’Unione.
Oltre che una libertà di spostamento delle merci c’è una libertà di spostamento delle persone come se effettivamente tutti fossimo cittadini europei e non solo cittadini del nostro Paese di nascita. Io penso che sia prima di tutto questa idea di una nuova identità delle persone che sia sovranazionale, che sia indipendente dal luogo di nascita e che, in qualche modo, riconosca una uguaglianza di fondo tra persone nate in posti diversi e in culture diverse, la cosa che fa infuriare la destra. Perché una volta che la si è compresa è difficile tornare indietro, tornare a pensare che gli altri, quelli che vivono al di là del confine, in fondo non siano veramente come noi. È sempre stato il modo più facile di dominare gli esseri umani: divide et impera.
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