È servito toccare con mano il “diverso punto di vista” che questa destra invoca e promette ai suoi elettori. È servito vedere con i propri occhi che l’altra libertà invocata dalla presidente del Consiglio Meloni e soci – come se non ce ne fosse una sola di libertà – non sia nient’altro che un silenziatore dei temi percepiti come scomodi e un amplificatore dei temi congeniali.
Mara Venier che legge un comunicato di solidarietà a Israele con il solo scopo di seppellire sotto le macerie le parole di Ghali sulla Palestina, senza nemmeno avere il coraggio di fare i nomi e i cognomi. La stessa Venier che rimbrotta Dargen D’Amico («qui è una festa, si parla di musica!») mentre il cantante stava dicendo l’ovvio, ovvero che l’immigrazione tiene in piedi un pezzo di economia italiana.
L’egemonia culturale del governo non ha nessuna cultura, seraficamente sogna la scomparsa di voci e temi di cui non possiede il vocabolario. L’egemonia culturale del ministro alla Cultura Sangiuliano e del suo spin doctor, il deputato Mollicone, vuole sostituire ogni discorso dei diritti con un ballo del qua qua che faccia sorridere le famiglie tradizionali senza interrogarsi su quello che accade qui fuori.
Non è nemmeno una normalizzazione. Si tratta piuttosto di un’aberrazione che premia le vestali del vuoto pneumatico, premiando le Venier di turno nel ruolo di bromuro intellettuale. Il “diverso punto di vista” di questo governo è un cafonalissimo berlusconismo però più pudico, senza tette esposte e tradizionale nell’accezione di non contenere nessuna tentazione a nessun progresso.
E noi come rane bollite intorno allo stagno a dirci che non è così grave, che vedrai che passerà.
Buon martedì.
Nella foto: frame del video in cui Mara Venier legge il comunicato dell’Ad Rai, 11 febbraio 2024