La direttiva Ue del 2022 è stata svuotata riguardo al reato di stupro e di molestie sul lavoro. «Così vengono cancellati 30 anni di lotte», denuncia l’avvocata di Differenza Donna che rilancia l’iniziativa
«Manifestiamo l’8 marzo a Bruxelles, non ci arrendiamo», dice l’avvocata di Differenza Donna, Teresa Manente dopo lo stravolgimento della direttiva europea stilata nel marzo 2022 che obbligava gli Stati membri a legiferare in tema di stupro giudicando reato ogni atto sessuale senza il consenso della donna. «Stiamo organizzando un movimento internazionale che metta in rete i movimenti di donne spagnole, tedesche, svedesi dove le leggi sono più avanzate, ma anche polacchi e ungheresi dove i diritti delle donne sono maggiormente attaccati dai rispettivi governi», rilancia l’avvocata dell’associazione che dal 2020 gestisce il numero nazionale antiviolenza 1522.
«Questa alterata direttiva Ue sulla violenza sulle donne non deve passare - rimarca anche Linda Laura Sabbadini, già direttrice Istat e Chair W20 2021-. Si dovrà votare a marzo-aprile nel Parlamento europeo, ma chiediamo di fermarla perché snatura la stessa Convenzione di Istanbul, facciamo un appello a tutti i gruppi dell’Europarlamento affinché venga fermata questa versione della direttiva che fa tornare indietro le donne». Qual è il punto cruciale? Così lo spiega Manente che il 9 marzo interviene all’incontro “Il politico è personale” organizzato a Roma da Cassandra D, con altri: «Il punto è che dall’articolato della direttiva, vincolante per i Paesi Ue, sono stati espunti passaggi essenziali per la lotta alla violenza di genere. In primis, la questione è che un no è un no e deve essere riconosciuto anche se la donna è partner o moglie. Il silenzio non equivale a un assenso, perché non sia stupro ci deve essere un assenso chiaro da parte della donna». Tornare indietro rispetto a tutto questo significa negare 30 anni di nostre battaglie, denuncia Teresa Manente. E aggiunge: «Non è un caso che vadano a colpire e a cancellare proprio l’articolo sullo stupro che è uno dei reati più gravi che la donna possa subire, perché è la negazione del rapporto uomo donna, è la strumentalizzazione del corpo della donna».
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