Le fonti storiche e archeologiche documentano sulle sponde del Mediterraneo la presenza di popolazioni dal Vicino Oriente. Quelle civiltà costituirono le radici dell’Europa molto prima di quella greca, ma furono poi messe ai margini. Riconoscere questo passato è fondamentale per il presente, spiega l’autrice di Le mille e una notte di Semerano
Un giorno Europa, bellissima principessa fenicia, coglieva fiori lungo la spiaggia di Tiro, città sulla costa asiatica del Mediterraneo, quando vide un maestoso toro bianco, sotto le cui fattezze si celava Zeus. Era così bello che, affascinata, gli si avvicinò e poi gli montò in groppa. Quello, racconta in una delle sue più celebri Metamorfosi il poeta latino Ovidio, prese il mare e a nuoto la trasportò fino a Gortyna nell’isola di Creta dove, rivelatosi in forma di aquila, l’amò sotto un’antica quercia. Da quell’unione nacque Minosse, il futuro re di Cnosso.
Il fratello di lei Cadmo, stabilitosi nella Beozia, fondò la città di Tebe e introdusse in Grecia le lettere dell’alfabeto che, poiché le avevano inventate i Fenici, come scrive Erodoto furono chiamate “fenicie”: un’innovazione rivoluzionaria, che determinò una svolta storica della cultura, sottraendo il monopolio della scrittura alle potenti caste degli scribi. Fenice, altro fratello di Europa, partito alla sua ricerca si fermò infine sul fiorente promontorio della sponda africana del Mediterraneo proteso verso la penisola italiana. Là fondò Cartagine, dando il suo nome a quelli che nella storiografia romana ebbero il nome di Punici. I fenicio-punici, audaci navigatori che osavano spingersi fuori dalle Colonne d’Ercole e fino alle isole britanniche in cerca del prezioso stagno, che legato al rame dava il bronzo, a loro volta avevano costellato quel mare interno di numerosi insediamenti. Tra i più importanti Leptis sulla costa libica, Palermo, Mozia e Trapani nella Sicilia nord-occidentale, e in Sardegna Nora, Cagliari, Tharros: empori che mantennero a lungo l’iniziale vocazione commerciale. E che lasciarono su quei territori impronte dell’antichissima cultura mediorientale delle origini, su cui solo tardivamente l’archeologia ufficiale puntò i propri sguardi rapaci.
L’espansione greca ad Occidente ebbe inizio solo più tardi, alla metà dell’VIII secolo a.C., concentrandosi nella Sicilia sud-orientale con città prosperose come Selinunte, Agrigento, Siracusa, Taormina, Messina, e sulle fertili coste sud-occidentali della nostra penisola con Taranto, Locri, Crotone, Reggio, Napoli: una vasta regione agricola che allora dovette apparire ai Greci come il Far West, e fu detta Magna Grecia. Una terra piena di promesse, come da fine Ottocento furono le Americhe per i migranti dall’Europa. Si trattò infatti di una vera e propria colonizzazione a carattere stanziale: quando le città elleniche erano in crisi di sovraffollamento, la madrepatria provvedeva a fornire imbarcazioni e mezzi per nuclei di migranti che andavano a cercare fortuna verso terre nuove, pur mantenendo sempre un forte rapporto con le città d’origine.
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