Il capolavoro politico di Giorgia Meloni si è compiuto. Dopo una campagna elettorale incentrata sul rovesciamento dell’Europa e sull’Italia che avrebbe contato di più la presidente del Consiglio è riuscita nella mirabile impresa di mettersi ai margini in tutto e per tutto

Breve riepilogo della giornata europea che ieri ha confermato Ursula von der Leyen alla guida della Commissione. 

Il capolavoro politico di Giorgia Meloni si è compiuto. Dopo una campagna elettorale incentrata sul rovesciamento dell’Europa e sull’Italia che avrebbe contato di più la presidente del Consiglio italiana è riuscita nella mirabile impresa di mettersi ai margini in tutto e per tutto. Il suo gruppo dei Conservatori e riformisti europei ha votato in modo sparso, gli eurodeputati di Fratelli d’Italia non hanno votato la candidata dei Popolari. Tutti in ordine sparso, sperando che cada qualche briciola. Ora Meloni è troppo moderata per i suoi amici di destra e troppo di destra per i suoi amici moderati. Sostanzialmente non esiste. 

La maggioranza italiana si sfalda nella strada da Roma a Strasburgo. Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega dalle parti di Bruxelles sono sigle elettorali una contro l’altra. È la fotografia di una maggioranza tenuta insieme solo dall’attaccamento al potere. Tre partiti che votano dissonanti su qualsiasi punto di politica europea e di politica estera. Buona fortuna. 

Il generale Vannacci fa schifo perfino a Bardella e ai Patrioti per l’Europa. La notizia che gli sarebbe stata tolta la vicepresidenza in Europa non era «un’invenzione dei giornalisti di sinistra» come scioccamente ripeteva qualche parlamentare della Lega. La figura di Vannacci esiste solo su certa stampa che lo usa come grimaldello perché nella politica – quella vera – è una macchietta a cui hanno messo una decima sopra. 

Buon venerdì. 

Nella foto: Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni, Forlì, 17 gennaio 2024 (governo.it)