Il governo Meloni è in una situazione di stallo sulla questione dello ius scholae, rivelando le profonde divisioni all’interno della coalizione di centrodestra.
La proposta di Antonio Tajani di includere lo ius scholae nel programma di governo ha scatenato una reazione furiosa da parte della premier Meloni. La proposta, apparentemente in linea con le posizioni espresse dalla stessa Meloni nel 2022, ha messo in luce l’incoerenza della sua attuale posizione.
Meloni si trova ora in una situazione paradossale: opporsi a un’idea che ha precedentemente sostenuto. La sua giustificazione, basata sul fatto che lo ius scholae non sia nel programma di governo, appare debole e opportunistica.
Matteo Salvini, nel frattempo, rimane ancorato alla sua opposizione, temendo probabilmente la concorrenza elettorale del generale Vannacci. Ad aprire è invece il suo ministro dell’Interno Piantedosi, creando ulteriori tensioni all’interno del governo.
Forza Italia, cercando di posizionarsi “tra Meloni e Schlein”, rischia di alienarsi sia gli alleati di governo che l’opposizione.
Il risultato è che il governo appare più preoccupato di gestire i conflitti interni che di affrontare le sfide concrete del Paese.
Mentre la coalizione di centrodestra si dibatte in queste contraddizioni le opposizioni osservano, pronte a sfruttare queste divisioni. Il rischio per il governo è di apparire paralizzato, incapace di agire su una questione cruciale per il futuro dell’Italia.
La vicenda dello ius scholae però mette in luce le debolezze strutturali di questa maggioranza: l’incapacità di conciliare le diverse anime della coalizione, la tendenza a privilegiare il calcolo elettorale sulla coerenza politica e la difficoltà nel mantenere una linea comune su temi fondamentali.