In occasione dell’uscita di Prima della fine, il nuovo film di Samuele Bersani su Sky Documentaries il 5 settembre, il regista racconta in esclusiva su Left la sua ricerca e il making del film
Il nome di Enrico Berlinguer evoca immediatamente una storia precisa, che ancora emoziona una comunità che andava oltre il perimetro di una fede politica, il simbolo di una stagione irripetibile, il ritratto di un politico onesto, integro, al quale riconoscere se non il proprio voto sicuramente il proprio rispetto. Per me che sono nato nel 1984, lo stesso anno quindi in cui se ne andava, Berlinguer è stato argomento di studio universitario, ma soprattutto protagonista di racconti appassionati dei miei nonni, grazie ai quali ho vissuto l’impegno gratuito e sincero dei militanti al Circolo, le storie che sentivo quando da bambino correvo tra i tavoli della Festa dell’Unità di Pisa, gli occhi lucidi di mio nonno, ancora lui, quando parlava di Enrico. Perché così lo chiamavano i militanti, semplicemente per nome – Enrico – come una persona cara, di famiglia, vicina. Il leader, sicuramente, una guida salda e solida, ma anche un compagno che si percepiva alla pari, non distante, al quale affidare le proprie insicurezze, difficoltà, dubbi e dal quale aspettarsi, anche nei momenti più difficili, una risposta, facile o scomoda che fosse. Una presenza non irraggiungibile, al contrario da sentire al fianco, accanto al quale camminare anche sui sentieri più faticosi. Così, quel sorriso pacato e delicato, quegli occhi sinceramente mossi dalla volontà di cambiare in meglio la società, quel piglio sincero ed autorevole, mai arrendevole, se pur garbato e rispettoso, hanno rappresentato per milioni di italiani un modo di fare politica in cui credere, in cui riconoscersi, per il quale meritare rispetto.
Da tutto questo è nato il mio desiderio di raccontare quei suoi ultimi giorni che in modo indelebile avevano segnato milioni di persone che per sette giorni avevano seguito con grande turbamento le sorti del leader del Pci. La sensazione era che di lì a poco niente sarebbe stato più come prima.
L’attrazione per il significato di quella storia – e di quella fine, umana come politica, sociale come culturale – si nascondeva in me come un ricordo vivo, eppure non mio, ma filtrato; un coinvolgimento profondo, sia intellettuale che emotivo, inseguito tra memorie non mie, dentro ricordi che di generazione in generazione venivano tramandati da una comunità che andava svanendo, mentre la società stava irrimediabilmente cambiando. Il film documentario si fa carico così di questi sentimenti, di questo struggimento per un tempo che più non è: l’evento – quei sette giorni così vibranti – vengono vissuti, esplorato e raccontato da uno sguardo che non c’era e cerca però di esserci in modo nuovo, rinnovato, attraverso gli infiniti materiali di repertorio, molti inediti e riportati alla luce dopo 3 anni di ricerche, che avevano cercato di raccontare il crescente dolore dal quale il Paese era stato travolto.
Il suo malore, davanti a quella folla appassionata che tanto lo ammirava e che coinvolgeva con passione sincera, gettò nello sconcerto un intero Paese. Il suo funerale, seguito dal vivo da oltre un milione di persone e raccontato da una diretta televisiva le cui immagini sono ancora vivide nella memoria collettiva, è stato il funerale politico più imponente della storia della Repubblica. Così gli ultimi giorni di Enrico Berlinguer sono diventati la traccia di un ragionamento non solo sulla fine di un leader e su un pensiero politico così attuale, così lucidamente ancorato al futuro, tanto da anticipare temi quali l’ambientalismo, la sobrietà, l’austerità, il sovvertimento dei paradigmi sociali, il senso della comunità internazionale, la necessità di un dialogo globale come base per una pace duratura e rispettosa delle singole autonomie, ma anche di un periodo storico, di un’epoca forse, di un’intera comunità politica, l’idea stessa di un Paese che sembra dopo quei giorni svanire per sempre e diventare solo memoria lontana.
Il docufilm: Prima della fine, gli ultimi giorni di Enrico Berlinguer, scritto e diretto sa Samuele Rossi è prodotto da Echivisivi con Salice Production e Solaria Film e racconta gli ultimi momenti di vita del segretario del Pci Enrico Berlinguer, dal malore durante il comizio di Padova, alla morte quattro giorni dopo in ospedale, fino al funerale in piazza San Giovanni a Roma il 13 giugno 1984. Sarà trasmesso il 5 settembre alle 21,15 su Sky Documentaries e il 6 settembre su SkyArte. In streaming solo su Now e disponibile anche on demand.
L’autore: Samuele Rossi è regista, sceneggiatore e produttore