Destra e sinistra per la guida di Bruxelles pari sono. L’importante è trovare la sponda giusta ogni volta su un tema, con buona pace di chi ciancia di identità europea e di sfide cruciali

Il ministro Raffaele Fitto è ora vicepresidente esecutivo nella pasticciata commissione che Ursula von der Leyen ha servito ieri agli elettori europei. La presidente del consiglio Giorgia Meloni rivendica il ruolo fondamentale dell’Italia nel prossimo quinquennio, i vincitori delle elezioni europee scoprono che si può governare anche perdendo, i funzionari di Bruxelles sottolineano come la sinistra che rincorre la destra sia un virus approdato anche in sede europea.

Raffaele Fitto è commissario alla coesione europea e uno dei sei vice presidenti esecutivi. Nominare alla coesione uno che da ministro ha spinto fino all’altro ieri sull’autonomia differenziata nel suo Paese è un capolavoro di incoerenza politica ma di politica nella nuova Commissione Von der Leyen ce n’è poca, pochissima. 

Mesi di campagna elettorale, di promesse e di programmi si sono sciolti di fronte alle parole di Mario Draghi, l’uomo della provvidenza che ha la grande qualità di fare sentire molto intelligenti i suoi sostenitori. Mesi di campagna elettorale e di esultanza per avere “arginato la destra” e poi i Conservatori delll’Ecr si ritrovano a governare con i socialisti che avrebbero dovuto essere i nuovi partigiani. 

Von der Leyen ricomincia da dove aveva terminato. Destra e sinistra per la guida di Bruxelles pari sono. L’importante è trovare la sponda giusta ogni volta su un tema, con buona pace di chi ciancia di identità europea e di sfide cruciali. Per fare il contrario di ciò che si è detto ci sarà ogni volta un Draghi, un conservatore “o un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate”, come cantava Guccini. 

Buon mercoledì.