Il 3 settembre scorso è stata depositato in Corte di Cassazione un quesito referendario volto a proporre una profonda revisione della Legge 91 del 1992 con cui si disciplina la richiesta per l’ottenimento (concessione) della cittadinanza italiana. Una legge profondamente sbagliata, fondata sullo ius sanguinis – è italiana/o chi è figlio di almeno un genitore italiana/o – che già allora non coglieva i mutamenti in atto nel Paese. Dopo 32 anni, con la presenza stabile di circa 5 milioni di persone – una media regione italiana – che qui vivono, lavorano, pagano le tasse, vedono crescere i nostri figli, ma devono superare un’assurda corsa ad ostacoli per veder riconosciuto il diritto di essere equiparato anche a chi è di origine italiana, la legge deve cambiare. Timidamente negli anni trascorsi, ci sono stati tentativi parziali, anche in Parlamento, di intervenire su un vero e proprio vulnus democratico, ma nulla ad oggi è cambiato. I recenti successi sportivi, compiuti da atleti che con fatica hanno ottenuto tale diritto, hanno fatto da volano per riportare l’attenzione almeno sulle tante e i tanti che in Italia sono nati o cresciuti, ma che al diciottesimo anno di età rischiano di divenire, e spesso diventano, “stranieri”, riproponendo lo ius scholae che aprirebbe spazio per poche centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi
Hanno scelto la strada forse più ostica, in un periodo così buio non solo per l’Italia, quella di lanciare un referendum, coloro che firmano l’appello che segue, supportate da alcune associazioni (Arci, Libera, Gruppo Abele, Società della Ragione, A Buon Diritto, ActionAid, Oxfam Italia, Cittadinanza Attiva, Open Arms, Forum Disuguaglianze e Diversità, Recosol, MAEC, InMenteItaca, Le Contemporanee, InOltre Alternativa Progressista, Forum Disuguaglianze Diversità, ASGI e finora poche forze politiche: +Europa, Possibile, Partito Socialista Italiano, Radicali Italiani, Rifondazione Comunista, si sono uniti a questa proposta. Altre realtà come Transform Italia, Progetto Melting Pot, la segretaria del Pd Elly Schlein, il giornalista Roberto Saviano, alcuni sindaci, per fare esempi, ma non basta.
Nell’appello che segue rivolto e consegnato a chi guida le forze politiche progressiste che ancora non si sono espresse, c’è la richiesta di aderire e di mobilitarsi. Il testo, che spiega anche come e su cosa firmare ed è redatto da coloro che per primi, depositato il quesito. Ma di tempo ce ne è poco, fino al 30 settembre. Chi crede in questa proposta risponda subito
“ADERITE AL REFERENDUM CITTADINANZA”
Appello delle associazioni di nuovi italiani alla società civile e al mondo politico Questa è la volta di un “SÌ” per l’Italia: il Referendum sulla Cittadinanza.
Rivolgiamo questo nostro appello a tutte quelle persone, reti, associazioni, e partiti politici che, come noi, credono che non si possa più aspettare per cambiare la legge sulla cittadinanza. La legge attuale, scritta nel 1992, è stata pensata per un’Italia cambiata, oggi cresciuta. Perché nel frattempo, il nostro Paese si è arricchito di persone, famiglie e storie che hanno reso l’idea di Italia ancora più eccezionale. Siamo italiane e italiani, ancora oggi, privi di un diritto che spetta anche a noi: quello di vederci riconosciuta la cittadinanza italiana. Quella che ci siamo cuciti addosso frequentando la scuola, quella che fa affiorare una gelosia paziente se qualcuno critica il nostro Paese, quella che ci rende accaniti tifosi quando a stare in campo è uno di noi con indosso la scritta “Italia”. Perché fondamentalmente, l’Italia è casa nostra e nessuno può additarci di esser ospiti abusivi. Nessuno può guardare sotto la nostra pelle per dichiarare quanto siamo “diversi” da un’idea di italianità che guarda solo ed esclusivamente al passato. Noi siamo le figlie e i figli di una storia iniziata anni fa, ma che oggi non può continuare a ignorare la nostra presenza. Quanti “no” si possono sopportare in una vita? Noi di certo, nati e/o cresciuti qui, ne sentiamo continuamente quando chiediamo di essere riconosciuti come italiane e italiani. E quanti “silenzi” di fronte ad una possibile azione comune si possono presentare? Anche di quelli ne abbiamo vissuti in attesa che il miracolo si compiesse. Ma siamo ancora qui in attesa che in Parlamento si decida di prendere in mano la nostra vita, senza addossarci la responsabilità di passare davanti a qualche altra questione definita “priorità”. Sono sempre risposte di comodo quelle a cui ci siamo abituati. Sono sempre alibi quelli che tengono ingiustamente ancorata un’intera generazione ad una parola: stranieri. Ma noi non lo siamo, non si può essere stranieri per sempre. Italiani si nasce. Certo! Italiani si diventa. Chiaro! Italiani si cresce. Evidente! A questo punto, che fare? Tutto il possibile che possa essere di sostegno a quel che si fa già! Con la vostra firma potete dire Sì all’Italia che riconosce tutti i suoi figli e tutte le sue figlie. Entro il 30 settembre, dobbiamo raccogliere 500.000 firme online per indire il #ReferendumCittadinanza. Vi chiediamo di sostenere con convinzione e senza titubanze questa raccolta firme su www.referendumcittadinanza.it. Il quesito referendario propone di ridurre da 10 a 5 gli anni di legale e continuativa permanenza in Italia per poter chiedere la cittadinanza per se stessi e per i propri figli minorenni, allineandosi con quanto già avviene nei grandi paesi europei e come avveniva in Italia prima del 1992. Questo cambiamento non solo ridurrebbe i tempi d’attesa per chi vive, studia e lavora legalmente in Italia, ma permetterebbe loro di essere finalmente riconosciuti come cittadine e cittadini italiani a tutti gli effetti. Come ci ha ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a casa propria nessuno è straniero. Infatti, cittadinanza significa diritti, libera scelta, opportunità e anche doveri. Permette di partecipare agevolmente a percorsi di studio all’estero, rappresentare l’Italia nelle competizioni sportive senza restrizioni, votare, e partecipare a concorsi pubblici come tutti gli altri cittadini italiani. La proposta referendaria non sostituisce l’importanza del dibattito parlamentare, ma è un punto di partenza necessario per una nuova legge sulla cittadinanza, più attuale e inclusiva, in una sola parola: giusta. Siamo consapevoli che, troppe volte, alla politica è mancato il coraggio di andare fino in fondo e che i tentativi di iniziativa parlamentare si sono spesso esauriti senza risultati concreti. Ma ora abbiamo, insieme, l’opportunità di dimostrare che un’Italia più unita, più libera e giusta è possibile. L’Italia è già cambiata, ora cambiamo la legge.
Possiamo contare sulla vostra firma per un’Italia più giusta?
Vi aspettiamo.
Noura Ghazoui – CoNNGI – Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane
Daniela Ionita – Movimento Italiani Senza Cittadinanza
SiMohamed Kaabour – IDEM Network
Deepika Salhan – DallaParteGiustadellaStoria
Foto dalla pagina fb di Italiani senza cittadinanza