Questo pomeriggio dal porto di Trapani è salpata la nave dell’ong di Mediterranea che alcune settimane fa aveva ricevuto l’ordine di sbarcare le attrezzature di soccorso. A sostenere la nuova missione, la Flai Cgil, che ha contribuito concretamente a spese legali, carburante ed equipaggiamento.
Erano le 14.55 di oggi quando dal porto di Trapani è salpata la nave Mare Jonio, della ong Mediterranea Saving Humans. Si tratta della sua diciannovesima missione nel Mediterraneo centrale. Questa volta, però, l’imbarcazione è dovuta partire senza avere a bordo i mezzi di soccorso. Alcune settimane fa, infatti, un’ispezione straordinaria ordinata dal ministero per i Trasporti guidato da Matteo Salvini si era conclusa con l’ordine di sbarcare le attrezzature per il salvataggio dei migranti in mare: i container per l’accoglienza delle persone soccorse, quello dell’infermeria, le docce, i bagni chimici e i due gommoni veloci rhib.
Non rispettare l’ordine impartito sarebbe stato rischioso per l’ong e avrebbe potuto portare al ritiro del certificato di idoneità, indispensabile per navigare. «Si tratta di un ordine del tutto illegittimo – dichiara Alessandro Metz, armatore sociale di Mediterranea, in una nota – un’imposizione il cui vero obiettivo è cercare di fermare una volta per tutte la nostra nave. Abbiamo attivato i nostri legali e stiamo facendo ricorso a ogni livello contro questo provvedimento ingiusto. Ma non possiamo sospendere le attività in attesa che un giudice si pronunci».
«Per questo motivo abbiamo ottemperato alla prescrizione delle Autorità, scaricando il materiale richiesto, per poter partire comunque e ritornare là dove la nostra presenza può fare la differenza», prosegue Sheila Melosu, capomissione a bordo della nave.
Mentre il governo continua tenere le ong nel mirino, c’è però anche chi le aiuta in modo concreto, affinché possano continuare a svolgere il proprio ruolo essenziale in mare. A sostenere questa nuova missione di Mediterranea, infatti, ci ha pensato la Flai Cgil, la categoria del sindacato che tutela i lavoratori dell’agroindustria. Flai ha scelto di contribuire alle spese legali dell’ong e a quelle per il carburante e l’equipaggiamento di bordo.
«Di fronte a una Fortezza Europa che chiude i suoi confini a chi è in fuga da guerre, miseria e stravolgimenti climatici, le navi di Mediterranea e di tutta la flotta civile rappresentano una delle pochissime ancore di salvezza per restare umani», dichiara il segretario generale della Flai Cgil Giovanni Mininni, commentando la collaborazione tra sindacato e ong .
«Siamo molto grati del sostegno della Flai, non solo in quanto vitale per le prossime missioni, ma anche perché sappiamo bene che la tutela dei diritti e della dignità delle persone che soccorriamo in mare non si esaurisce nel momento in cui raggiungono terra – aggiunge in una nota Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Humans -. Le leggi securitarie che governano l’immigrazione in questo Paese le espongono continuamente a condizioni di pericolo. Stringere un patto di alleanza e cooperazione con la Flai Cgil rappresenta per noi l’opportunità di tracciare una continuità di idea e azione fra mare e terra».
L’alleanza inaugurata tra sindacato e ong non terminerà oggi, ma proseguirà con una collaborazione concreta nei prossimi mesi. Attiviste e attivisti di Mediterranea si uniranno alle Brigate del lavoro della Flai, ossia ai gruppi di sindacalisti e delegati che partecipano alle attività di sindacato di strada, intercettando i lavoratori delle campagne direttamente nei campi dove si lavora la terra spesso in condizioni disumane, dove i permessi di soggiorno possono trasformarsi in arma di ricatto, dove la non conoscenza della lingua è un ulteriore fattore che rende ricattabili.