Il 18 ottobre a Roma sarà presentato "Il tavolo della memoria familiare”, il libro che raccoglie un lungo colloquio avvenuto nel 1996 tra la scrittrice, Tullio De Mauro, Pietro Pedace e Annio Gioacchino Stasi. Quest'ultimo, che ha curato il testo insieme a Francesca Silvestri, racconta qui l'incontro con la scrittrice

Una lunga intervista a Clara Sereni risalente al 1996 e rimasta finora inedita, dove Tullio De Mauro, Pietro Pedace e Annio Gioacchino Stasi riescono a condividere con lei il senso più profondo della sua scrittura, i temi e i passaggi significativi della sua visione letteraria. Un altro tassello per l’approfondimento dell’opera di una delle voci più limpide del Novecento letterario italiano. È questo il contenuto del libro Il tavolo della memoria familiare. Intervista a Clara Sereni, ali&no editrice, a cura di Annio Gioacchino Stasi e Francesca Silvestri che sarà presentato in anteprima nazionale a Roma venerdì 18 ottobre ore 17,30 presso l’Auditorium dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi (palazzo Mattei, via M. Caetani 32). Oltre ai curatori, saranno presenti il Direttore dell’Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi, Antonello De Berardinis, Anna, Marinella e Marta Sereni, Tiziana Bartolini (direttora “Noidonne”). Contestualmente Benedetta Tobagi, presidente del Premio letterario nazionale Clara Sereni leggerà i nomi dei finalisti (sezione Editi e Inediti) della V edizione del Premio che saranno premiati ufficialmente durante la cerimonia che si terrà a Perugia il 9 novembre. La premessa del libro è di Romano Luperini. Memorie di un tavolo da gioco di Annio Gioacchino Stasi è il testo che apre il libro e che qui anticipiamo.

A volte il caso porta a realizzare incontri inaspettati che entrano in uno strano gioco. Il testo che qui viene pubblicato fa parte di una prima stagione di ricerche iniziate a metà degli anni 90 presso “La Sapienza” di Roma quando fui invitato, da Tullio De Mauro, insieme agli amici di Omero e Pietro Pedace, ad organizzare e tenere una sperimentazione sulla scrittura creativa.

Il mio intento e lavoro, che durò oltre un ventennio, si sviluppò senza che avessi programmato nulla, in un vertiginoso confronto con artisti, scrittori, studiosi, filosofi, quali: Valerio Magrelli, Francesca Sanvitale, Lidia Ravera, Marco Bellocchio, Massimo Fagioli, Remo Bodei, Emilio Garroni, Alberto Oliverio, tanti altri ancora e Clara Sereni. Filo di continuità in questo lungo periodo fu il rapporto con Tullio De Mauro con il quale mi laureai sulla sperimentazione che conducevo presso l’Università e Alberto Asor Rosa che volle che mi venisse dato un insegnamento sperimentale a cui parteciparono centinaia di studenti.

Memoria e immagine divennero i fulcri di una ricerca che poneva quesiti sui processi di elaborazione creativa che portano all’atto di scrittura rappresentativa. Immagine di una donna che divenne, nel prosieguo, la concreta partecipazione al modulo didattico denominato “Laboratorio di immagine e scrittura creativa”, dell’artista e ricercatrice Mery Tortolini, che realizzava opere visive e scrittura. Ne è nata una metodologia di stimolazione didattico – formativa che non cerca regole o artifici retorici normalizzanti, ma bensì che indaga il processo linguistico e di pensiero di ciò che denominammo “Pensiero rappresentativo”: la ricerca di un “altro tempo” e di un “silenzio” con il quale confrontarsi. Ogni anno elaboravamo, nel corso universitario, un testo in immagini e parole con gli studenti, successivamente messo in scena, fino a quando realizzammo un lungometraggio “Ombre di luce” e due convegni su “Immaginazione e metodo nelle scienze umane: didattica e formazione”.

Il caso volle che più di venti anni dopo l’incontro, che qui viene riportato, incontrassi Marta Sereni, sorella di Clara, presso l’Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi del MiC dove stavo applicando la metodologia, messa a punto nell’Università, all’audiovisivo, portando anche qui centinaia di studenti a “pensare” facendo racconto per immagini; metodologia proposta in Italia e poi in Europa con un progetto Erasmus. E con Marta realizzammo, insieme agli studenti del Malpighi, un video che raccontava di resistenza, di rapporto con la storia e le immagini femminili.

Le dissi quindi di quell’incontro rimasto orfano nelle pubblicazioni che seguirono e volentieri, insieme ad Enrico Valenzi, Direttore della Scuola Omero, le demmo il testo che qui viene proposto.

Ma ora, rileggendo le domande che rivolgemmo a Clara, non posso che rivedere un percorso in cui lei si prestò a raccontare dell’intima natura del suo fare scrittura e del suo essere scrittrice e donna. La voce, a volte roca, a volte sottile, mi torna nella mente, come il gesto della mano, che allora non sapevo, la portava anche a fare immagini, forme geometriche che, in una cena a casa Sereni, Marta mostrò a me e Mery. Ora che il tempo è passato e i fantasmi, e le immagini e i personaggi di una storia si fanno presenti; devo riconoscere che il tavolo su cui giocammo ha lasciato segni indelebili sulla pelle.

Ora, quella storia familiare, di una generazione di rivoluzionari, mostra ancor più nel drammatico presente la necessità di rivolgersi ad una radicale ricreazione del senso più profondo del racconto umano. La memoria non deve annullare ciò che ci rende uguali e diversi: uomini e donne, grandi e piccoli. La nascita umana che ci consente di Immaginare e creare non è disgiunta dal vedere e distinguere. La Resistenza ad un negativo disumano, che nel presente riacquista forza sulla realtà, deve scoprire quelle forme del pensiero di cui le donne sono da sempre protagoniste. Il tavolo da gioco è una partita che oggi si combatte senza armi, con la mente e lo sguardo su ciò che non c’è, ma che può esserci: la forza delle idee e del pensiero. Ce lo dicono sempre quelli senza potere: donne, bambini, uomini che non hanno perso la speranza; ce lo chiedono i ragazzi con i quali, ancora oggi, io e Mery lavoriamo. Far sparire, far apparire: questo è il problema. Dare vita ad un pensiero critico che si fondi sull’immaginazione e la ricerca, questo è il “Gioco” serio sul quale vale la pena trascorrere il tempo che abbiamo da vivere. Far apparire un’immagine di donna sempre annullata e negata; questo è il problema e la sfida.

L’autore: Annio Gioacchino Stasi è scrittore, linguista e sceneggiatore

Nella foto: Clara Sereni nel 1991 (Foto archivio famiglia Sereni)