In un clima di disinteresse generale il capogruppo al Senato della Lega Massimiliano Romeo è stato eletto segretario della Lega lombarda, in vista del congresso nazionale che Matteo Salvini ha faticosamente rimandato il più possibile.
Nella sala di un hotel in zona San Siro il rito dimesso ha rilanciato le ormai antiche obiezioni verso il ministro dei Trasporti: la Lombardia dimenticata, il federalismo ormai stanco e soprattutto le cosiddette istanze del Nord che da queste parti sembrano archeologia politica, un amarcord dei tempi che furono.
Dei tre candidati iniziali ne è arrivato solo uno alla meta. L’ex deputato Cristian Invernizzi, più vicino alla base tradizionalista del partito, si è ritirato definendo il congresso “una farsa” e lanciando strali contro Salvini. Luca Toccabili, deputato e coordinatore federale della Lega Giovani, considerato vicino al segretario federale Matteo Salvini, ha deciso di ritirarsi per “favorire l’unità del partito”. Così alla fine è rimasto un candidato unico, come Salvini auspicava, e il passaggio è stato indolore.
L’elemento più interessante è però l’annuncio di un congresso nazionale che avrà solo carattere “programmatico”. Detta in parole semplici Salvini sta apparecchiando un’occasione senza possibilità di mettere in discussione la sua leadership che da quelle parti veleggia indisturbata da ormai 11 anni.
Candidamente Salvini ammette che la democrazia nel suo partito si risolve in consigli al capo. Non male.
Buon martedì.