Di fronte all’attuale escalation militare può essere importante recuperare la memoria storica della stagione di mobilitazione a cavallo degli anni 80. Allora c’era la protesta contro i missili Cruise in Sicilia e allo stesso tempo l’elaborazione teorica attorno al tema della pace per un’alternativa a sinistra
Un viaggiatore che abbia vissuto la stagione dei movimenti per la pace degli anni Ottanta e si fosse in seguito un po’ distratto inseguendo i fatti suoi, risvegliato dal clangore di armi che domina oggi lo spazio reale e mediatico potrebbe essere assalito da un inquietante déjà vu. La minaccia nucleare, che aveva turbato e mosso all’impegno quei suoi anni lontani, e che sembrava accantonata nel passato insieme alla guerra fredda e ai blocchi contrapposti, rimpiazzata da nuove prospettive di catastrofi ecologiche e climatiche, riemerge ora con il suo corredo di orologi proiettati verso l’apocalisse della mezzanotte atomica. Riemerge però mutata, come i batteri che aggirano così i sistemi immunitari. Secondo la logica della deterrenza reciproca, condivisa dai governi di Reagan e di Breznev, gli arsenali nucleari dovevano servire a non essere usati, poiché entrambe le parti erano consapevoli che un proprio first strike avrebbe ricevuto una risposta devastante. Era il principio della mutua distruzione assicurata, non intaccato dai trattati di non proliferazione nucleare che regolavano timidamente la corsa agli armamenti. L’equilibrio del terrore che ne derivava avrebbe dovuto impedire lo scoppio di una terza guerra mondiale e su questa base erano criticati come nocivi gli appelli al disarmo, ma anche, agli inizi degli anni Ottanta, il progetto di scudo spaziale che avrebbe dovuto porre gli Stati Uniti al riparo dei missili sovietici. In effetti l’era dei blocchi contrapposti è trascorsa senza che la minaccia atomica si trasformasse in una catastrofe - più volte però sfiorata, nell’ambito di crisi internazionali come nel 1962 quella dei missili a Cuba o semplicemente per errori tecnici - e la dissoluzione del sistema bipolare in seguito alla fine dei regimi comunisti ha regalato l’illusione di un suo superamento. I conflitti che, a partire da quello nell’ex Jugoslavia, sono tornati a lambire il cuore dell’Europa non hanno messo in campo potenze atomiche, che restavano però presenti nelle crisi tra l’India e la Cina o il Pakistan, come nelle reazioni israeliane ai programmi nucleari dell’Iran.

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