Viaggio nel quartiere (compreso nel decreto del governo) dove gli abitanti da anni resistono all'abbandono delle istituzioni organizzando un welfare comunitario: la palestra popolare, il doposcuola, l'ambulatorio. Il 18 gennaio assemblea pubblica per il lancio della campagna "Caivano non è un modello"

Il 23 dicembre 2023, il governo ha approvato un decreto che individua sei periferie in Italia in cui esportare il modello Caivano (Decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123). Tra i quartieri interessati dal provvedimento, per Roma, c’è Quarticciolo – sono inoltre inseriti nel decreto Caivano bis i quartieri di Scampia (Na), Rozzano (Mi), Rosarno (Rc), San Cristoforo (Ct) e Borgo Nuovo (Pa).
Quarticciolo è una borgata della periferia est di Roma, quadrante caratterizzato da un’altissima densità abitativa, una significativa carenza di risorse e dalla conseguente asimmetria rispetto ai quartieri più benestanti della città.

Palazzine del Quarticciolo

La tendenza italiana a considerare le periferie urbane come un connubio di esclusione e marginalità rischia oggi di apparire ineluttabile, ma corrisponde in effetti a precise scelte di gestione o, se si guarda al lungo termine, alla totale assenza di esse. In quartieri come il Quarticciolo, la presenza istituzionale si è prevalentemente ridotta a operazioni spot; interventi di polizia ad alto impatto, sollecitati per lo più da eventi di cronaca amplificati da una forte sovraesposizione mediatica. Si pensi, ad esempio, alle passeggiate di Vittorio Brumotti per Striscia la notizia o alle frequenti apparizioni in televisione di Don Coluccia, il “prete anti-spaccio”. Andando oltre la faciloneria dei toni strillati e la superficialità del giornalismo sensazionalista, occorre sottolineare che queste narrazioni poco contribuiscono all’attuazione di interventi a medio e lungo termine che siano davvero trasformativi di una realtà senz’altro complessa e piena di contraddizioni.

Parlando di contraddizioni, una cosa che colpisce arrivando a Quarticciolo è l’immediata sensazione di ordine e armonia che si prova svoltando per entrare nel quartiere, da via Togliatti o dalla Prenestina. Le palazzine gialle, di massimo 5 piani, sfilano in blocchi regolari, tutte disposte lungo un cardo e un decumano (via Manfredonia e via Ostuni) e si susseguono con un ritmo tanto regolare da finire per essere seducente. Tra i lotti, le corti interne e gli spazi aperti restituiscono le atmosfere di un’Italia rurale, lenta, paesana, distante nel tempo e nello spazio dal caos di traffico e umanità che le circonda. Come in un paese, arrivando da fuori si ha anche la netta sensazione di essere molto visibili, evidenti agli avventori delle piazze e dei bar.

Quando Roberto Nicolini la progettò, alla fine degli anni 30 per l’Ufficio progetti dell’Istituto fascista autonomo case popolari (Ifacp), Quarticciolo fu pensato come una periferia “a misura d’uomo”. Un quartiere autarchico, con questura, mercato, chiesa, scuole e servizi. Fortemente isolato dal resto della città per mancanza di collegamenti, oltre che per la distanza, Quarticciolo esiste tutto chiuso in sé stesso, addossato al raccordo, a circa un quarto di miglio da Piazza Maggiore: Quart… appunto.
Diversamente da altri quartieri di edilizia residenziale pubblica che ne precedono o ne seguono la costruzione – si pensi ai casermoni di Donna Olimpia (anni 20) o ai quartieri di case Iacp degli anni 60 e 70 come Corviale, Laurentino 38, Serpentara – a Quarticciolo non ci sono palazzoni. L’unica eccezione è rappresentata dal palazzo dell’ex-Questura, situato nella piazza centrale del quartiere, che coi suoi 6 piani di altezza fungeva da torre d’avvistamento durante gli anni del regime. Abbandonato per anni, dal 1997 l’edificio è occupato dai movimenti di lotta per la casa e oggi ospita 40 famiglie, oltre a una serie di spazi sociali. Tra questi, gli ultimi nati sono il doposcuola, la micro-stamperia e il birrificio popolare, tutti gestiti dal comitato di quartiere Quarticciolo Ribelle che da circa dieci anni ha avviato un cammino di rivendicazione e confronto con le istituzioni locali, trasformando la borgata in un laboratorio di idee e azioni capaci di cambiare profondamente la vita di chi la abita.

Opera di Blu sulla facciata della ex Questura

Uno dei primi e più significativi progetti a prendere piede è stata la Palestra popolare, inaugurata nel 2015 all’interno dei locali occupati (poi assegnati) di un ex-locale caldaie, abbandonato da Ater da oltre 20 anni. Questo spazio è stato sistemato e attrezzato nel corso di un anno di lavori che hanno visto la partecipazione degli attivisti e degli abitanti dei lotti circostanti. Nel frattempo era stata chiusa la piscina comunale di via Trani – della quale da allora si chiede il ripristino – e da subito, la risposta del quartiere ha confermato la giusta intuizione che vedeva nella boxe uno strumento di coinvolgimento, costruzione di legami e riscatto sociale. «Siamo più di una palestra, siamo una comunità» dice Manu, tra i fondatori del progetto, oggi allenatore a Quarticciolo e tecnico della nazionale italiana di pugilato.

Il ring in piazza

La boxe, come spiegano i tecnici, consente di affrontare una serie di aspetti molto ampi della vita degli atleti. Dall’alimentazione alla qualità del sonno, fino alla regolarità complessiva delle giornate. Darsi un obiettivo e praticarlo insieme. «Lo sport qui non è solo un’attività fisica, ma una porta che si apre verso nuove opportunità» continua Manu. «Chiunque può venire ad allenarsi, a prescindere dalla propria condizione economica, trovando uno spazio di crescita e formazione». Oltre all’attività fisica, la ASD Quarticciolo si impegna a promuovere la crescita dei ragazzi come cittadini consapevoli e partecipi, organizzando residenze sportive, scambi internazionali, iniziative di approfondimento sui temi più vari, cercando di stare in ascolto delle richieste e necessità che provengono dagli atleti e dal quartiere. Fabrizio, nato e cresciuto a Quarticciolo, ex-pugile, oggi è al fianco di Manu come tecnico affiliato alla Federazione pugilistica italiana. Nel 2023, ha passato 10 giorni a Gaza per Boxe contro l’assedio, uno dei progetti di scambio e solidarietà internazionale sostenuti dalla palestra.
Dal 2022, la Palestra popolare si è trasferita nei locali della ex-bocciofila, presso il Centro anziani di via Ugento. Negli spazi lasciati liberi dalla vecchia palestra, è nato un altro progetto fondamentale per il quartiere: l’Ambulatorio medico popolare. Questo ambulatorio, aperto nel 2022, è una risposta concreta alla carenza di servizi sanitari gratuiti e accessibili nel quartiere. Il consultorio di via Manfredonia, uno dei soli due interamente funzionanti nel municipio, ha rischiato la chiusura nel 2024. Alessia, tra gli attivisti che hanno promosso l’iniziativa, racconta che l’ambulatorio popolare non si limita a offrire cure mediche di base, ma è anche uno spazio di educazione alla salute, dove si organizzano screening gratuiti, supporto psicologico e nutrizionale e attività di prevenzione: «Stiamo organizzando uno screening pubblico per malattie comuni come problemi cardiaci e pressione sanguigna, e offriamo anche un servizio di salute mentale con uno psicologo».
Intanto, il trasferimento ha segnato una nuova fase di consolidamento e crescita della palestra. Nel 2024, 8 atleti hanno debuttato nel circuito amatoriale e Milos Jovanovic, che era solo un bambino quando la palestra ha aperto i battenti nel 2015, a novembre 2024 ha vinto il titolo di campione regionale dei 63,5 kg, portando per la prima volta Quarticciolo ai campionati italiani assoluti.

Oggi il Centro anziani di via Ugento ospita anche la Casa di quartiere. Qui, tramite uno sportello settimanale gratuito, il comitato Quarticciolo Ribelle offre sostegno contro la diffusa emergenza abitativa. Il tavolo aperto con Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale) lavora per ottenere una sanatoria degli inquilini in difficoltà e il completamento degli urgenti interventi di manutenzione, già approvati per diversi condomini. Tra gli altri problemi riscontrati: l’accesso ai servizi alla disabilità, la necessità di aiuti alimentari e il diritto alla salute. La Casa di quartiere ospita anche la rete di mamme contro la solitudine e rappresenta lo spazio nevralgico per le attività del Polo civico che si sta costruendo in collaborazione con l’Università Sapienza, nonché per i progetti di costituzione di una comunità energetica che vede la partecipazione di varie altre associazioni ed enti.

Con l’allargarsi delle esperienze della palestra e del comitato di quartiere, è emersa una significativa difficoltà delle famiglie a seguire i ragazzi nei compiti. Difficoltà che si somma agli confortanti dati su povertà educativa e abbandono scolastico. A Quarticciolo, il 43% della popolazione ha il diploma di scuola secondaria, mentre solo l’8,5% ha conseguito una laurea, a fronte del 76% di diplomati e del 45% di laureati residenti nel quartiere Salario (Censimento Istat 2021). Questi ultimi dati sono stati elaborati dagli attivisti del Comitato di quartiere e divulgati in occasione di un incontro pubblico svoltosi a marzo 2024 contro il dimensionamento dell’istituto comprensivo I.C. Pirotta, unica scuola presente nel quartiere, oggi accorpata all’I.C. Ghini di Tor Tre Teste.


L’iniziativa del Doposcuola popolare nasce nel 2018 in modo spontaneo, in risposta alla richiesta delle famiglie; poi cresce rapidamente grazie all’impegno di un gruppo di educatori e genitori. «Oggi siamo organizzati per accogliere decine di bambini e ragazzi, divisi in base ai diversi livelli scolastici», spiega Michele, docente di fisica in un liceo romano ed impegnato come educatore presso il Doposcuola popolare. «Quando lavoriamo tanto su una materia, o su una difficoltà specifica e alla fine la pagella è buona, sia noi che i ragazzi troviamo la carica per fare ancora meglio», sorride, «non ci accontentiamo mai». Dopo il periodo della pandemia di Covid-19, la necessità di unire tutte le realtà educative e sociali del quartiere ha portato la Palestra, il Doposcuola, gli insegnanti delle scuole, le associazioni locali e le realtà istituzionali come il Teatro Quarticciolo, a confluire nella Comunità educante di Quarticciolo.
Nonostante i progressi fatti, Quarticciolo resta uno dei quartieri più vulnerabili di Roma. Il reddito medio della settima zona urbanistica che comprende Alessandrino e Quarticciolo (zona 7d: 20.268 euro) ammonta a meno della metà del reddito medio del quartiere Salario (zona 2d: 43.719 euro). Gli occupati totali sono il 54% della popolazione residente (Censimento Istat 2021). L’isolamento dal resto della città e la sostanziale mancanza di alternative, uniti al reiterato arretramento delle istituzioni nel governo del territorio, lascia ampi spazi all’autogestione e all’individuazione di risposte informali alle necessità quotidiane, alcune delle quali intrecciate con economie criminali: Quarticciolo è oggi una delle maggiori piazze di spaccio a Roma.

Incapace di affrontare la complessità di questo scenario con una visione trasformativa, il governo adotta un approccio emergenziale con il Decreto Caivano bis, introducendo «misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile». Tra le soluzioni proposte, un inasprimento delle pene e l’abbassamento dell’età per l’imputabilità penale e la detenzione. Un dossier dell’ottobre 2024 dell’Associazione Antigone denuncia, tra gli effetti del decreto già attivo a Caivano da oltre un anno, il sovraffollamento senza precedenti degli istituti penitenziari minorili.
Sono stati inoltre previsti fondi per 180 milioni di euro destinati a opere pubbliche, da gestire tramite un commissario straordinario. Sebbene questo stanziamento rappresenti un passo positivo, l’assenza di politiche strutturali a lungo termine alimenta il timore di un’operazione di facciata, che rischia di non incidere davvero sul miglioramento delle condizioni di vita dei residenti e che propone invece la triste visione di quartieri segregati e considerati irrecuperabili, da contenere o, al massimo, assistere. Il provvedimento, inoltre, ignora deliberatamente il lavoro di numerosi progetti già in corso, così come i tavoli di collaborazione tra enti, istituzioni locali e realtà auto-gestite, che promuovono un modello di sicurezza basato sulla comunità, costruito su relazioni, opportunità e spazi di aggregazione.

Per questo è importante sostenere Quarticciolo e raccogliere l’appello di incontrarsi in Piazza del Quarticciolo sabato 18 gennaio alle 18, per il lancio della campagna “Caivano non è un modello”. Per ribadire che nelle città e nel paese che abitiamo, non esistono cittadini di serie b e che il riscatto di chiunque deve partire dalla possibilità di immaginare una vita migliore. La criminalità si combatte costruendo alternative alla solitudine e all’isolamento tramite relazioni paritarie, tra persone libere di scegliere. Cambia chi riesce a intravedere un’alternativa. Cambia le cose chi riesce a farlo con gli altri, oltre che per sé stesso. Fortunatamente, ancora una volta, il sogno è anche collettivo.