Ieri è successo, ancora. Ogni volta che un giudice, un qualsiasi giudice, deve decidere sulla legittimità delle sanzioni imposte alle navi che salvano le vite in mare si finisce con l’annullamento o la sospensione dei provvedimenti. Il cosiddetto decreto Cutro, che ha inventato il reato di troppo salvataggio per sabotare le Ong, è sostanzialmente illegale.
Ieri è stato annullato il fermo amministrativo della Sea-Watch 5, accusata di non aver chiesto il permesso alle autorità libiche prima di soccorrere persone in pericolo di vita nel settembre 2023, ed è stata sospesa una multa per Aurora, l’assetto veloce di Sea-Watch, che nel giugno del 2023 si rifiutò di raggiungere un porto troppo lontano scegliendo di tutelare la sicurezza delle persone soccorse.
Sea-Watch parla di “provvedimenti pretestuosi, privi di qualsiasi fondamento giuridico, pensati per scoraggiare, danneggiare e tenere lontane dal Mediterraneo centrale le navi della società civile”. Ci siamo abituati al gioco tetro del ministro Piantedosi di assegnare porti lontani alle navi di salvataggio per lasciare scoperto il Mediterraneo. Ci siamo abituati ai fermi e alle multe che piovono dopo ogni attracco. Ci siamo abituati alla voce dei tribunali che ripete sempre lo stesso concetto: quelle leggi sono illegali.
Un governo che si ostina a imporre leggi fuorilegge può avere solo un unico scopo, quello di puntare allo scoraggiamento come elemento deterrente per le operazioni umanitarie. Immaginate che fine farebbe un qualsiasi direttore in una qualsiasi azienda che si ostina a mettere regole irregolari.
Buon martedì.