La legge sulla cittadinanza è anacronistica, discriminatoria e classista. Non rispecchia l’Italia attuale ed è cieca rispetto a quella di domani. Nonostante le resistenze della destra, per una revisione radicale è solo questione di tempo. E ora c’è il Referendum

La campagna referendaria sulla Cittadinanza, insieme a quella sul lavoro, riporta al centro del dibattito pubblico due questioni fondamentali e interconnesse per la società italiana. In un contesto politico che osteggia ogni tentativo di ridefinizione dell’identità nazionale in maniera plurale, il referendum sulla Cittadinanza del 2025 si configura come una sfida cruciale. Non solo si propone di ottenere il sostegno di 25 milioni di persone, ma solleva anche interrogativi profondi su cosa significhi essere persone italiane oggi e chi venga considerata persona straniera o cittadina di prima, seconda, terza generazione.

La legge n. 91 del 1992 sulla cittadinanza, necessita di una revisione radicale. Si tratta di una normativa anacronistica, discriminatoria e classista, che non rispecchia l’Italia attuale, quella di domani, ma nemmeno quella di ieri.

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