eri sono tornati a galla gli odiatori di Michela Murgia. Hanno pensato - quelli - che fossero una ghiotta occasione i quarantotto mesi passati dalla morte della scrittrice per evacuare la loro bile

Troppo ciechi per osservare la caduta delle stelle ieri sono tornati a galla gli odiatori di Michela Murgia. Hanno pensato – quelli – che fossero una ghiotta occasione i quarantotto mesi passati dalla morte della scrittrice per evacuare la loro bile che avevano tenuto in serbo, pronta per gli anniversari successivi.

Michela Murgia si è portata nella tomba peccati non emendabili: ha scorto l’autoritarismo all’amatriciana che sta insozzando le istituzioni ed è quindi odiata da chi l’aveva relegata nel cassetto dei maniacali; ha previsto la caduta dell’archetipo del maschio tradizionale italiano, pronosticando perfino la maschera da commedia dell’arte dell’uomo in divisa in difesa del pregresso; ha rivendicato il diritto – nonché dovere – di parola, senza fermarsi all’elaborazione di un’opinione ma reclamando il diritto di ostentarla; ha insegnato come avviene la compressione degli spazi quando la banalità del male diventa pop.

Per il compleanno della sua morte – rito caro alla stampa – le hanno regalato qualche articolo stanco scritto di fretta copiando i ricordi dei suoi amici. Qualcuno non è riuscito a frenare l’impulso di definirla controversa. Qualcun altro ha intervistato i suoi famigliari con pochissima famigliarità , che hanno sminuito la famigliarità degli altri. Ciò che contava era avere un “Michela Murgia” dentro il sito o nei social per irretire clic.

Tutti hanno potuto tirare fuori dai cassetti i propri giudizi, i pregiudizi e perfino i postgiudizi. La missione è stata compiuta. Ma che pena per i necrofili mai abbastanza vivi, terrorizzati all’idea che i loro avversari se ne vadano tutti.

Buon lunedì.

In foto, il murale di LaiKa dedicato a Michela Murgia