Il regista iracheno premiato a Locarno per "Tales of the Wounded Land", cronaca di un popolo sotto le bombe israeliane tra il 2023 e il 2025. Un cinema che intreccia memoria familiare, tragedia collettiva e resistenza poetica, restituendo allo schermo ciò che i media oscurano: la vita che continua tra le macerie

Abbas Fahdel, iracheno, uno dei più importanti documentaristi del cinema mondiale, impegnato nel descrivere i tormenti della regione mediorientale in opere come Homeland: Iraq Year Zero (2015) e Tales of the Purple House (presentato alla edizione di Locarno 2022), ha ricevuto il Pardo alla regia alla 78esima edizione del Festival di Locarno con Tales of the wounded land, (Lebanon, 2025).
Vi si sommano dramma, vitalità gioiosa e poesia, in una modalità narrativa su tre livelli, che lo rendono messaggio di speranza, pur nel dolore suscitato da immagini strazianti. Con un collante di sue frasi poetiche simili agli haiku che il regista ha scelto di mettere nel passaggio da una scena all’altra.La volontà di fare un film è successiva al filmare scene familiari felici con sovrapposti eventi inaspettati di bombe che piovono all’impazzata sulle abitazioni civili e le strade, con l’intento chiaro di ammazzare uomini disarmati. .
A conferma dei tre piani del raccontare, storico, familiare e sociale, sono tre le tecniche di ripresa: un drone che dall’alto riprende la fiumana di bare avvolte nella verde bandiera libanese e strette in un’ala di folla, un corteo di lunghezza tragica che porta i morti alla loro benedizione, tutti insieme nella Piazza della cerimonia. Scene da tragedia greca.
Il livello dei bombardamenti in diretta è ripreso col telefonino. Infatti Abbas, colto di sorpresa dalle prime esplosioni mentre stava riprendendo col telefonino la sua bimba che salta in giardino fra mucchi di petali di rosa, prosegue con lo stesso strumento, ma torna a riprendere lei per tranquillizzarla dei tonfi che entrambi attribuiscono al gattone di casa. Vediamo cosi’, in contemporanea con la scena familiare felice, crolli di edifici in diretta, di una tragica potenza, ben superiore alle foto di macerie. In queste sequenze la guerra “avviene” anche per gli spettatori.
Per tutto il resto del film c’è la macchina da presa, imbracciata dopo la decisione di girare un film. Quando, dopo i primi giorni della guerra non dichiarata (ottobre 2023), la coppia si accorge che durerà, in tutta fretta abbandona la casa. C’è paura e Abbas non si porta la macchina da presa. Ma la guerra continua e il regista non fa che pensare a ciò che ha visto-e filmato-, al suo perdurare e si ente di doverlo raccontare al mondo.
La macchina da presa gliel’andrà a prendere, di sua iniziativa, con un viaggio di attraversamento di tutto il Libano, strade deserte per il perdurare della guerra, la moglie quando sono “esiliati” al Nord. Lei ha capito che gli eventi seguiti alla loro fuga non sono una semplice scaramuccia, ma un’aggressione destinata a durare. E, infatti, il cessate il fuoco, peraltro non pienamente rispettato dagli Israeliani, arriva dopo un anno e mezzo.
E cosi il film ha preso corpo ed è stato finito in tempo per partecipare. Esso copre il periodo fra ottobre 2023 e febbraio 2025, dall’inizio dei bombardamenti del sud del Libano da parte di Israele alla data del (teorico) cessate il fuoco. Dice il regista “Il mio film nasce dal bisogno di raccontare una guerra che ha distrutto le nostre case e le nostre vite e di mostrare che, nonostante tutto, anche fra le rovine continuano a fiorire umanità e resilienza.”

Si nota che il Festival di Locarno non fa distinzioni, nello sceglier i film fra tanti arrivati, su i buoni e i cattivi dei conflitti, e questo comporta la possibilità per il pubblico di conoscere con maggior verità la dolorosa storia attuale. Questo film, come With Hasanin Gaza, anch’esso nel concorso internazionale, sono spesso dettati dal desiderio di pace. Le scelte operate dalFestival comportano film senza propaganda. Le informazioni che gli spettatori ne traggono sono in genere più veritiere e potentii di quelle dei quotidiani. Onore al cinema d’autore.

Tutti i premiati di Locarno 78:

La 78ª edizione del Locarno Film Festival ha premiato con il Pardo d’Oro Tabi to Hibi di Sho Miyake, il quarto film giapponese a conquistare il massimo riconoscimento nella storia del Festival. In precedenza, il premio principale del Festival era stato assegnato a The Rebirth (Ai no yokan) di Masahiro Kobayashi nel 2007, a This Transient Life (Mujō) di Akio Jissoji, uno dei quattro film premiati ex aequo nel 1970, e al classico Gate of Hell (Jigokumon) di Teinosuke Kinugasa nel 1954, anno in cui i tre principali premi sono stati conferiti dalla Giuria Internazionale della Critica. 

Il Premio Speciale della Giuria è andato a White Snail di Elsa Kremser e Levin Peter, mentre il Pardo per la migliore regia è stato aggiudicato ad Abbas Fahdel per Tales of the Wounded Land. I due Premi per la migliore interpretazione sono stati assegnati rispettivamente a Manuela Martelli e Ana Marija Veselčić per Bog neće pomoći (God Will Not Help) di Hana Jušić, e a Marya Imbro e Mikhail Senkov per la loro performance in White Snail. Il Pardo d’Oro del Concorso Cineasti del Presente è stato invece conferito a Tóc, giấy và nước… (Hair, Paper, Water…) di Nicolas Graux e Trương Minh Quý, a testimonianza della vitalità e della varietà del cinema presentato a Locarno78.