Dall’intransigenza del Cile di Boric verso i crimini di Israele alle esitazioni del Brasile di Lula e dell’Uruguay. Così l’America latina sfida l’impunità di Netanyahu, e l’Occidente, ma non senza contraddizioni interne

Nel silenzio della stampa occidentale, i rappresentanti di oltre trenta Paesi si sono riuniti a Bogotá, in Colombia, per discutere e annunciare misure concrete contro Israele e l’evidente genocidio del popolo palestinese. La riunione di emergenza è stata convocata dal Gruppo dell’Aia, un’iniziativa fondata nel gennaio 2025 dai Paesi del Sud globale, di fronte all’omissione delle grandi potenze occidentali alle continue violazioni del diritto internazionale per parte dello Stato ebraico.

Il vertice, guidato dai presidenti Gustavo Petro (Colombia) e Cyril Ramaphosa (Sud Africa), ha segnato uno sforzo senza precedenti per coordinare le risposte diplomatiche e giuridiche dei Paesi presenti.

Nella conferenza stampa congiunta, presidenti, primi ministri e rappresentanti, hanno concordato il divieto di vendita e trasferimento di armi, carburante militare e attrezzature a duplice uso a Israele, nel rispetto di quanto documentato nell’ultimo rapporto della relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei Territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, datato 30 giugno 2025.

Presente all’evento che si è svolto a metà luglio, Albanese ha esortato, ancora una volta, ogni Paese a sospendere le relazioni «militari, strategiche, politiche, diplomatiche ed economiche» con Israele, come l’unica misura in grado di frenare il genocidio in corso.

Quanto accaduto a Bogotá potrebbe essere definito come il tentativo del Sud del mondo di trasformare l’indignazione globale in azioni concrete, e di recuperare i brandelli di credibilità del diritto internazionale e umanitario.

Al momento, la posizione dei Paesi sudamericani, a guida progressista, varia dalla rottura diplomatica alla pubblica condanna, senza però ulteriori passi concreti, da effettive misure economiche dei governi, come la scelta colombiana di sospendere le esportazioni di carbone verso Israele, alle richieste di responsabilità legale di Benjamin Netanyahu per crimini di guerra, presso la Corte penale internazionale.

Entrando nei dettagli, il primo Paese sudamericano a tagliare ogni vincolo con Israele è stato la Bolivia, il 31 ottobre 2023.

Nelle tre settimane successive all’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre, Israele rispose militarmente con bombardamenti, che causarono 9.000 vittime, tra i civili palestinesi, perlopiù donne e bambini, e ciò ha portato il governo di Luis Arce (Movimento per il socialismo) non solo a condannare verbalmente la «sproporzionata offensiva militare israeliana in corso nella Striscia di Gaza», ma anche a rompere i rapporti diplomatici ed economici con il governo

Questo articolo è riservato agli abbonati

Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login