Meloni non parla di Kirk, parlato di sé: e per farlo usa un cadavere come specchio

Per giorni giornali e commentatori si sono lanciati in ricostruzioni isteriche: “antifascisti”, “scontro politico”, “odio di sinistra”. Niente di tutto questo era provato, e infatti i fatti hanno smentito le fantasie. Ma chi si aspettava un minimo di pudore, un passo indietro, un’ammissione di responsabilità, ha sbagliato indirizzo. La destra italiana non conosce vergogna: preferisce usare un cadavere come megafono.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha colto l’occasione per esibirsi alla kermesse di Vox, in Spagna, e trasformare l’omicidio di Charlie Kirk in uno spot politico. «Il suo sacrificio ci ricorda da che lato sta la violenza e l’intolleranza», ha scandito, accreditando la solita sinistra-mostro, utile come spauracchio a ogni stagione. Un’esibizione che non ha nulla a che vedere con la prudenza istituzionale, e molto con la propaganda da comizio, pronunciata tra gli applausi di un partito che dell’odio fa identità.

Poco importano le indagini, poco importano le contraddizioni: il copione è sempre lo stesso, agitare lo spettro dell’odio per presentarsi vittime e custodi della libertà. Il risultato è una caricatura della realtà, utile solo a blindare il consenso interno.

Lo schema funziona perché trova eco in una stampa già pronta a rilanciare generalizzazioni e bugie. Si cancella la realtà, si fabbrica il nemico, si recita indignazione a comando. È un gioco sporco che sporca tutto: la memoria della vittima, la qualità del dibattito pubblico, la tenuta democratica. Non è solo strumentalizzazione, è necrofilia politica.

Meloni non ha parlato di Kirk, ha parlato di sé: e per farlo ha usato un cadavere come specchio.

Buon lunedì.