Nel Mediterraneo si consuma ogni giorno la menzogna europea dell’umanità selettiva

Otto anni dopo, l’Italia continua a firmare assegni ai suoi torturatori. Si chiama Memorandum Italia-Libia, ma è un contratto di outsourcing della vergogna: noi paghiamo, loro sparano, torturano, rinchiudono. Ogni tre anni il rinnovo scatta da solo, come un abbonamento al male. Nessun governo lo ha mai revocato. Tutti lo hanno protetto, da Minniti a Meloni, passando per chi finge di non averlo mai letto.

Nel 2025 più di 19 mila persone sono state intercettate in mare e riconsegnate alle galere di Tripoli e Al Khums. Dentro quei capannoni si muore di fame, si viene venduti, stuprati, estorti. L’ONU li definisce “scenari di crimini contro l’umanità”, ma per Roma sono “partner affidabili”. Ad agosto una motovedetta donata dall’Italia ha aperto il fuoco sulla Ocean Viking, con decine di naufraghi a bordo. Le immagini mostrano uomini armati che sparano contro chi salva vite. È la logica del Memorandum ridotta all’essenza: delegare la ferocia per restare puliti.

Nel Mediterraneo si consuma ogni giorno la menzogna europea dell’umanità selettiva. Le motovedette libiche sparano, le autorità italiane sorvegliano dai radar e chiamano soccorso solo quando conviene. Frontex segnala, i libici catturano, e noi applaudiamo ai “successi nella lotta ai trafficanti”. È la catena del disonore: Bruxelles che paga, Roma che tace, Tripoli che colpisce.

Il Parlamento ha appena lasciato che il rinnovo scattasse da solo. Nessuno ha alzato la mano. Si preferisce contare i voti, non i morti. Si dice “ordine”, si pratica la barbarie. E chi prova a raccontarla viene criminalizzato. Le navi umanitarie sequestrate, i volontari inquisiti, i corpi restituiti al mare.

Il Memorandum non ferma i trafficanti: li finanzia. Li veste da guardia costiera, li arma, li legittima. È la fotografia perfetta di un Paese che chiama sicurezza ciò che è viltà, e politica ciò che somiglia terribilmente a un crimine. Un Paese che ha sostituito il diritto con la paura e la paura con l’abitudine.

E quando, fra qualche anno, un’altra inchiesta ONU dirà che l’Italia era complice, qualcuno fingerà sorpresa. Diranno che non sapevano, che obbedivano agli alleati, che era “necessario”. È la stessa scusa che accompagna ogni disastro morale: la burocrazia del male funziona solo quando tutti scelgono di non guardare.

Buon venerdì.

Immagine dal sito della Ong Sea-Watch