In questi giorni siamo stati tutti invitati a porci la domanda “definisci bambino”. Essa è nata nella trasmissione Carta bianca del 16 settembre scorso sul conflitto Israele-Palestina, in un dibattito tra Enzo Iachetti e il presidente della Federazione amici di Israele Egal Mizrahi. La guerra solitamente vede coinvolti due eserciti ma in quella di Gaza e Cisgiordania si vede un solo esercito che si scaglia contro donne e bambini. Iachetti non poteva accettare l’idea di un bambino armato, manifestando un rifiuto all’utilizzo dei bambini in guerra e all’insinuazione che quelli palestinesi fossero potenziali terroristi. Da qui nasceva la domanda da parte di Mizrahi di definire un bambino. Anche noi ci siamo posti questa domanda e da qui nasce la nostra riflessione e questo articolo: è possibile definire il bambino? Per noi che ci riferiamo alla Teoria della nascita di Massimo Fagioli nella quale il bambino occupa un posto fondamentale, la domanda del presidente della Federazione amici di Israele ci indigna profondamente.
Per l’enciclopedia Treccani ed anche per la legge il bambino non ha una definizione specifica, è il periodo dell’essere umano di età compresa tra la nascita e l’inizio della pubertà. Possiamo considerare questa mancanza un difetto della lingua italiana e legislativo, oppure vedere nella richiesta di definire il bambino la negazione di una realtà evidente che non ha bisogno di essere definita? Possiamo allora considerare la “domanda” una forma di annullamento di questa dimensione umana?
La visione del bambino ha avuto nella storia notevoli cambiamenti, l’attenzione nei suoi confronti è andata sempre più aumentando. Nei tempi antichi al bambino non veniva certo riservato un buon trattamento, e a volte una bella sorte, poteva essere abusato, picchiato e maltrattato.
Egli non aveva nessuna rilevanza nella società, anche a causa probabilmente della forte mortalità a cui andava incontro. Interessante vedere che l’etimologia della parola bambino deriva dal latino babbeus, babbeo, sintomatico della considerazione che si aveva di lui, visto al pari di una bestiolina a causa della mancanza del linguaggio articolato. Per questo motivo veniva associato “a uno stupido o all’animale (in quanto dotato di una realtà materiale), un pezzo di carne senza anima”. Egli era quindi sede del peccato, dell’imperfezione e della mostruosità. Descrizione, questa, riportata da Lutero. Per sua natura quindi manchevole ed animale, che avrebbe acquisito l’umanità solo attraverso l’educazione e la repressione.
Sappiamo che è solo dalla seconda metà del XX secolo, con la Convenzione internazionale dei diritti dell’Infanzia del 1989, che avviene una svolta significativa e storica. Il bambino viene infatti riconosciuto come persona e questo trattato Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivistaQuesto articolo è riservato agli abbonati
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