Podgorica -C'è un po’ di traffico, sulla strada che porta all’antica Torre dell’Orologio e poi verso il centro storico di Podgorica. “Buducnost”, si legge nei graffiti in cirillico sull’edificio, sotto la scritta “1925”. È il club calcistico della capitale. Buducnost significa “futuro”. Un futuro che in un paio d’anni potrebbe guardare a Bruxelles. Con lo slogan “twenty-eight by twenty-eight” il Montenegro punta a diventare il 28esimo Stato europeo entro il 2028. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen che si è pronunciata durante una visita a metà ottobre: «Ogni volta che vengo qui sento battere il cuore dell’Europa, è un Paese all’avanguardia nel processo di adesione» ha scritto per poi dichiarare che nel Montenegro vede «un potenziale incredibile e l’obiettivo dell’adesione all’Unione europea è vicino al raggiungimento». Ma è proprio così? Ad oggi, Podgorica ha aperto tutti i 33 capitoli negoziali legati agli ambiti di obiettivi da raggiungere per diventare Stati membri dell’Unione e ne ha chiusi, in via provvisoria, sette. L’ultimo in giugno. Il primo ministro Milojko Spajić punta a completarli tutti «entro la fine del 2026». Poi toccherà a Bruxelles valutare. La vera difficoltà, va detto, non sta tanto nell’aprire i capitoli negoziali quanto, piuttosto, nel portarli a compimento.
Tanti i dottori che negli anni sono emigrati, tanti i professionisti del settore della cura che hanno lasciato il Montenegro. Quali prospettive offrite ai vostri giovani? chiedo al primo ministro durante una conferenza stampa con i giornalisti europei. «Sta cambiando tutto»promette Spajić. E racconta: «Mio fratello fa il dentista in California, mio cugino è neurologo a Monaco. Questo è quel che accadeva prima del 2020. Mia madre era pediatra, è in pensione, riceve 650 euro al mese: l’ammontare del suo ultimo stipendio. A quelle cifre non restava nessuno. Ora un pediatra prende 2.000 euro. Se entriamo in Europa andrà ancora meglio e non ci sarà motivo di andarsene». 38 anni, Spajić ha vinto le elezioni nel 2023 con il partito Europa Ora. Con piglio giovanile, racconta con convinzione ed entusiasmo: «Il nostro ingresso nell’Unione sarebbe un messaggio potente, una bella pagina di storia per il progetto europeo. Altri potrebbero seguire e anche per loro sarebbe un segnale di speranza». È un vento nuovo, quello che soffia a favore dell’allargamento qui, nei Balcani. Lo stallo durava da più di un decennio. L’ultima
Questo articolo è riservato agli abbonati
Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login




