Il comune sentire di chiunque è quello per cui il bambino è un innocente, qualcuno che non ha fatto nulla, che è indenne da ogni possibile volontà negativa che invece riguarderebbe chi è più grande.
E altrettanto ovviamente la reazione che certamente la gran parte delle persone comuni ha verso un bambino è sempre di gentilezza, affetti di amore e tenerezza, sorriso e ascolto, stupore. È comune ed ovvio pensare ai bambini come di quella fase della vita in cui gli esseri umani sono spontaneamente buoni e belli. Allo stesso tempo però, siamo immersi in una cultura e conosciamo una storia per cui il bambino viene detto essere una realtà bella ma incompatibile con la durezza del vivere. Come se egli, non avendo possibilità di rapporto con la realtà materiale, riscontrabile nella inettitudine e necessaria dipendenza del neonato dall’adulto che lo accudisce, abbia una mancanza che va colmata per formare l’essere razionale, scientifico nel suo rapporto con la realtà materiale.
Non viene pensato che non ci sia alcuna mancanza ma possibilità che hanno bisogno di tempo per svilupparsi. Si pensa invece ad una staticità, ad una atemporalità del bambino e ad una necessità di riempire un vuoto che esiste solo nella mente di chi lo pensa.
C’è quindi questa doppiezza, per cui da una parte il bambino è “pulito”, non ha colpe perché non ha “fatto niente di male”, ma contemporaneamente questa sua innocenza, come direbbe un religioso, è qualcosa che va eliminato al più presto per costruire un adulto che si irregimenti nelle file della società e delle sue necessità di produzione.
È un pensiero mostruoso quello di credere che la realtà dell’adulto sia nel momento in cui il bambino che era non c’è più. Nel momento in cui gli affetti e il sentire di cui il bambino è straordinariamente dotato siano qualità che vanno del tutto eliminate per formare il cittadino modello.
Quante volte viene proposta dalla cultura, l’idea che gli affetti disturbino il pensiero, siano causa di confusione. Il bambino viene codificato come alieno al mondo degli adulti, come qualcosa di estraneo, che non può restare così com’è, con quel pensiero irrazionale. Deve adeguarsi alla società e alle sue regole. Volutamente dimenticando che ogni adulto è stato bambino. O meglio forse codificando che una società a misura di bambino non potrebbe mai funzionare, per cui è meglio fare in modo che tutto nella cultura e nella società, sia codificato in modo da portare a questo risultato: per creare l’adulto il bambino deve dimenticare sé stesso, deve perdere la sua infanzia felice e la gioia di vivere. Per ottenere questo si sono inventate storie false, la prima delle quali è quella che dice che il bambino nasce cattivo. Sarebbe spontaneamente violento perché polimorfo e perverso e avrebbe pensieri distruttivi verso il mondo. Soltanto l’educazione e il contenimento di tali pensieri operato dai genitori e dalla società permetterebbe al bambino di non realizzare la sua realtà di serial killer… già perché per alcuni il bambino è questo.
Un rovesciamento completo della realtà. Una bugia terribile che ha come scopo il mantenimento del dominio sulla mente degli esseri umani. Se infatti si riesce a convincere le persone che il bambino che sono state era un essere spontaneamente violento e potenzialmente pericoloso per sé e gli altri, ecco che l’eliminazione di tutto ciò che era quel bambino appare come qualcosa di molto positivo. E con ciò l’adeguarsi ad ogni ordine e regola che abbia come scopo contenere quella fantasia e pensiero irrazionale del bambino…
A questo scopo per prima cosa opprimere le donne, pensarle come esseri inferiori. Esse per prime non devono permettere al bambino di realizzare la propria fantasia, non devono permettere al bambino di crescere senza perdere se stesso. Ed ecco che le donne sono state oppresse e violentate.
È una storia di migliaia di anni che ancora oggi si vede nei femminicidi. Ci sono voluti migliaia di anni e chissà quante donne e bambini che hanno avuto la forza di resistere e di ribellarsi alla dittatura della ragione che sacrifica tutto ciò che non è se stessa con la scusa della sopravvivenza. Ci sono voluti tutti quegli esseri umani che non hanno perso la propria fantasia di bambino e sono riusciti a comunicare agli altri che un’altra realtà esiste, che un altro mondo è possibile. Sembrano concetti scontati, sembrano cose poco importanti. Sembra qualcosa di assurdo nella misura in cui si pensa alle straordinarie riuscite economiche e di conoscenza della realtà della “società razionale” che ha eliminato il bambino. Ma in realtà il pensiero su cosa sia il bambino è fondamentale. E la domanda “definisci bambino” nella sua completa follia ci deve far aprire gli occhi su cosa la cultura attuale pensa in effetti dei bambini e dell’inizio della vita umana. Qualcosa che appunto è ovvio e scontato per chiunque ma che non sembra affatto scontato e ovvio per una cultura che ha ancora un’idea di bambino spontaneamente violento e quindi di essere umano adulto che è violento se non viene educato e costretto a non esserlo.
Bene ma ora il lettore potrebbe chiedersi, questi argomenti che potrebbero essere concetti e idee adatte ad un convegno di antropologia o psicologia dell’età evolutiva, cosa c’entrano con la politica e in particolare con una politica di sinistra?
C’entrano moltissimo perché la crisi delle sinistre è proprio nella carenza di una visione esatta della realtà umana. E tale visione esatta ha nel pensiero sul bambino un concetto cardine. Perché si connette all’origine del pensiero umano, a come esso si forma e si struttura a realizzare il pensiero dell’adulto, attraverso quali dinamiche.
La Sinistra dovrebbe comprendere come la dinamica fondamentale della vita umana sia la trasformazione che va intesa come realizzazione mentale che permette un’evoluzione del pensiero senza che ciò che si era prima venga perduto. E va compreso come la trasformazione, nella misura in cui sia realizzazione senza che il passato, il rapporto avuto, si perda, significa possibilità di vedere e sapere e, di conseguenza, fare. Ovvero comprendere come essa sia politica, un fare in rapporto con la realtà e in particolare la realtà umana. La Sinistra potrà realmente esistere solo nel momento in cui avrà una visione chiara e certa dell’essere umano ed in particolare quando comprenderà la storia dimenticata della donna e del bambino che noi tutti siamo stati.
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