Dopo le controriforme della sinistra sulla sanità e che sono in vigore ormai da decenni, oggi arrivano le ancora più pesanti controriforme della destra
È in corso di approvazione l’autonomia differenziata voluta dalla Lega, ma fatta proprio dal governo, e, ora, abbiamo la proposta di riforma sulla assistenza integrativa proposta da fratelli di Italia (Fdi). È una proposta che viene fuori - come dimostrano i dati di “Medio banca”- nella fase in cui il grande capitale di investimento scopre che, la sanità pubblica ormai è all’angolo e che la sanità privata è uno dei settori a più alto rendimento e a più alta reddittività. La proposta di Fdi è stata definita «dell’assistenza integrativa» ma in realtà è una «riforma dell’assistenza sostitutiva». Chiariamo i termini delle questioni: la “sanità integrativa ” è stata definita dalla legge di riforma 833 articolo 44 nel 1978. La sanità sostitutiva è il risultato della controriforma fatta da Rosi Bindi, articolo 9 nel 1999. La sanità integrativa è una sanità complementare che aiuta il servizio pubblico ad essere pubblico e funziona come un servizio pubblico che segue precisi criteri di accreditamento che si basano sul rispetto del diritto della persona ad essere curata adeguatamente secondo le proprie necessità. La sanità sostitutiva è una sanità sussidiaria in competizione con il servizio pubblico e che opera su criteri soprattutto speculativi con lo scopo non di curare ma di fare profitto sulla cura della malattia.
Arrivano gli appalti
Per attuare l’assistenza sostitutiva di Rosi Bindi oggi Fdi intende introdurre nuovi strumenti giuridici cioè ammettere oltre le convenzioni già previste dalla 833, l’appalto e tutte le sue varianti. La convenzione è uno strumento coerente con la natura pubblica del servizio sanitario, ma l’appalto, nelle sue diverse forme è un contratto di pura natura speculativa quindi non più subordinato ai diritti del malato e alle sue necessità ma soprattutto all’entità dei costi relativi alle obbligazioni prestazionali. È noto che, in una gara di appalto, il criterio principale per la sua aggiudicazione è il “il prezzo più basso” che è principalmente un criterio di semplice convenienza economica. Ammettere gli appalti significa che i malati di ogni tipo e di ogni specie saranno curati in ragione del prezzo più basso. Dalla cura secondo diritti si passa così allo sfruttamento della cura secondo profitto.
La sanità concorrente
In sanità gli appalti non sono una novità. Sono stati già usati dalle aziende come strumenti di emergenza specialmente in questi ultimi anni per sopperire ai problemi creati dal sotto finanziamento e dal blocco degli organici come l’out of sourcing, l’esternalizzazione, l’affidamento in house providing ecc.
La proposta di Fdi si inserisce nell’ambito di quelle politiche del governo di destra riassunte nel Ddl sulla concorrenza nel quale si ridefiniscono le regole per l’accreditamento in sanità ma anche gli indirizzi in chiave “pro-concorrenziale” dai quali guarda caso derivano i nuovi criteri per l’effettuazione delle gare di appalto. (comma 12). Il che vuol dire che lo scopo di Fdi in sanità non sia quello di usare gli appalti in via straordinaria ma di usarli in via ordinaria quindi come strumento elettivo.
Privato speculativo e privato sociale
La proposta di Fdi, a leggere bene i suoi documenti istruttori (Fondazione Ries Ets), si propone sia al privato speculativo sia al privato sociale quindi sia alla c.d “economia solidale” che a quella speculativa. Ma se in un regime concorrenziale entrambi Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivistaQuesto articolo è riservato agli abbonati
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