L’8 aprile 1990, domenica delle Palme. Per la 14esima di ritorno di serie A, si gioca Atalanta-Napoli. Tra due mesi esatti iniziano i Mondiali la cui partita inaugurale è prevista al Meazza di San Siro: uno dei 12 impianti tirati a lucido per l’Expo del pallone più importante del pianeta.
La finale, naturalmente, spetta all’Olimpico: il salotto buono del sindaco di Roma Franco Carraro, contemporaneamente ministro del Turismo e dello Spettacolo con delega allo Sport e costretto ad abdicare in favore di Carlo Tognoli, anch’egli con un passato da primo cittadino proprio di Milano, teatro più adatto, secondo Bettino Craxi in persona, ad ospitare l’atto conclusivo della kermesse.
Lo stadio di Bergamo invece non figura tra quelli ristrutturati. E se i napoletani in trasferta ne mettono a dura prova la resistenza, gli agitati tifosi di casa violentano le reti metalliche che separano i settori popolari dal prato verde. I ragazzi di Bigon, oggi in maglia rossa e privi di Careca, inseguono a un solo punto il Milan olandese di Arrigo Sacchi che, stando alle notizie provenienti da Bologna, appare disorientato nella ragnatela-champagne di Gigi Maifredi. Anche a Bergamo il risultato è fermo sullo 0-0.
Maradona guida l’attacco sgusciando come nessun altro su un campo umido e allentato, Mondonico si difende e punta tutto sul contropiede micidiale di Caniggia. A un quarto d’ora dalla fine, il brasiliano Ricardo Rogerio de Brito accusa un improvviso colpo in testa. Tra i tanti oggetti che piovono dall’alto, una moneta da 100 lire lo centra in pieno cranio attutita dalla chioma ormai meno folta e meno bionda alla quale il numero 5 napoletano deve il soprannome che lo accompagna fin dall’inizio della carriera: Alemao. In suo soccorso arriva Carmando, il massaggiatore abile nel tamponare il taglio e svelto nel suggerire: “Buttati giù! Statt‘ ’n terra!”. Alemao rimane a terra e viene sostituito dal giovane Gianfranco Zola prima di essere ricoverato all’ospedale di Bergamo e rimanervi in osservazione per 24 ore, necessarie a riscontrare un trauma cranico e a chiedere la vittoria a tavolino.
Passata la settimana santa, il tribunale sportivo esamina il referto dell’arbitro Agnolin e assegna i due punti al Napoli che, dopo il 3-0 casalingo rifilato al Bari nel turno del sabato di Pasqua, aggancia a quota 47 un Milan reduce dalla semifinale di ritorno di coppa Campioni a Monaco di Baviera e con in tasca il biglietto per il Prater di Vienna. L’Atalanta presenta ricorso, il giudice lo rigetta e perfino Silvio Berlusconi, precorrendo i tempi, rispetterà la sentenza. Il Belpaese, come al solito, si Il Napoli si aggiudica il campionato ’89-’90 grazie al discusso episodio di Bergamo.
La partita vinta a tavolino con l’Atalanta per colpa di un lancio di 100 lire e la monetina spacca in due: Milano contro Napoli, nord contro sud e, sulla tribuna politica di 90° minuto, Gianni Vasino contro Luigi Necco. Mancano due giornate al termine: si profila lo spettro di uno spareggio deleterio per i titolari che le due squadre regalano alla Nazionale. Penultimo turno: il Napoli passa 4-2 a Bologna e il Milan cade di nuovo nella “fatal Verona” dopo ben 17 anni grazie a due rigori negati, tre espulsi e un gol viziato da fuorigioco passivo.
È il sorpasso. A decidere l’assegnazione del titolo, quindi, non fu soltanto l’episodio della monetina di Alemao. Insieme a loro, infatti, l’arbitraggio di Rosario Lo Bello da Siracusa.