Domenica 19 febbraio 1984, quinta giornata di ritorno. In testa c’è la Juventus, inseguita dalla Fiorentina e dal terzetto composto da Roma, Torino e Verona. Il Festival di Sanremo è appena andato in archivio con la vittoria di Al Bano e Romina davanti all’eterno secondo Toto Cutugno e dietro la rassicurante conduzione di Pippo Baudo: una garanzia per i telespettatori ancora scossi dalla bestemmia di Mastelloni in diretta su Rai Due e furbo nel far salire sul palco dell’Ariston gli operai in protesta dell’Italsider di Genova.
Il Belpaese intanto subisce un’altra conduzione: quella assai meno rassicurante di Bettino Craxi il quale proprio ieri, a Villa Madama, ha firmato il rinnovo dei Patti Lateranensi insieme al cardinal Casaroli, segretario di Sua Santità al secolo Karol Wojtyla da Cracovia, ormai rassegnato alle mancate qualificazioni della Polonia al campionato d’Europa. Ma se per la Nazionale di Varsavia è normale saltare gli Europei, l’Italia di Bearzot campione del mondo sarà, al pari dell’Inghilterra, l’assenza più grave al torneo continentale di giugno in una Francia pronta a stringersi intorno a Michel Platini, capocannoniere della nostra Serie A e di scena con la sua Juve a San Siro.
E proprio lui, nel primo tempo, batte al volo di sinistro e infila Nuciari: portiere del Milan ridotto in dieci perché Damiani, ex di lusso, ha mandato al tappeto Cabrini con due pugni. Nella ripresa, Paolo Rossi raddoppia in contropiede e Vignola fa 0-3. La Fiorentina crolla a Udine. Zico, su punizione, risponde al pareggio dell’argentino Bertoni, ma è un doppio Virdis a fare la differenza. Ne approfitta la Roma, vittoriosa nel Marassi genoano grazie a due incornate di Ciccio Graziani che fulminano il brizzolato Favaro. E ne approfitta il Toro ferito in casa dall’Avellino finché non si sveglia Selvaggi: doppietta e atterramento in area per il 3-1 di Hernandez. Schachner e Diaz fissano il punteggio sul 4-2. In quel di Ascoli, il Verona viene abbattuto dai siluri di Mandorlini e di Greco tampo-nati da Iorio su rigore. L’Inter passa a Napoli per merito di Beccalossi: tunnel ai danni di Celestini a metà campo, corsa (si fa per dire) fino al limite dell’area e pallonetto morbido a scavalcare il giaguaro Castellini. Anche Ferrario scavalca Castellini di testa, ma è l’autogol del 2-0. In zona retrocessione, la Lazio supera la Samp e prende due punti d’oro a firma di Batista e di D’Amico dal dischetto intervallati da una zampata del giovane Mancini. In coda, il Pisa affossa il Catania. Classifica: Juve 30, Roma e Toro 26, Fiorentina 25.
I bianconeri del Trap allungano e si godono quattro punti sulle inseguitrici proprio mentre il Belpaese, oltre al rinnovo dei Patti con la Chiesa, si ritrova un altro regalo firmato Craxi che, in settimana, complice la Cisl, la Uil e il fido ministro del Lavoro Gianni De Michelis, quattro punti li ha tagliati con decreto alla scala mobile. La conversione in legge arriverà quasi sul fischio finale, a giugno, esattamente 24 ore dopo la morte di Berlinguer e 48 ore prima dell’apertura dei seggi per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo. Era il 12 giugno: stesso giorno in cui Francia e Danimarca danno il via alla coppa Europa senza Italia ed Inghilterra. Il trofeo andrà proprio alla Francia socialista di Mitterrand, il cui ministro Jacques Delors ha abolito la scala mobile già da due anni.