Solo in un periodo triste come questo si potevano levare tante critiche per le parole di buon senso pronunciate da Gianni Morandi sulla questione sbarchi. La crisi batte sempre più forte e i nodi vengono al pettine nel nostro Paese. L’istinto spinge molti alla guerra tra poveri, così come le sedicenti parole di alcuni leader politici a caccia di facile consenso.
Il divide et impera è una carta classica giocata dalle élite per offuscare i veri problemi,e frammentare così la maggioranza invisibile. Sarebbe facile quindi assumere le posizioni classiche della “sinistra benpensante”, quella che sta con gli immigrati e i lavoratori, senza aver mai speso un giorno incondizione di disagio, e asserire ma chi sono questi abbrutiti che criticano il buon senso di Gianni Morandi e magari allo stesso tempo votano per Matteo Salvini? O dall’altra parte si potrebbe sposare il pensiero di chi crede che, provando a bloccare i barconi “alla fonte” si risolva il problema.
Da un lato ci si rinchiuderebbe nel moralismo spicciolo di chi da lungo tempo ha smesso di ascoltare il disagio montante della maggioranza invisibile, e dall’altro si vorrebbe fermare l’acqua con le mani. Una marea di problemi che si riversa verso l’Europa, ricordandogli tanti errori e ingiustizie perpetrate nel recente passato. Ma con la Storia, purtroppo o per fortuna, bisogna sempre fare i conti. Uno sguardo attento, ci porterebbe a essere più cauti nelle analisi e forse anche a capire le ragioni della rabbia verso i migranti. Attenzione capirla questa rabbia, analizzarla in modo approfondito e non certo giustificarla o condannarla sulla base di pregiudizi ahimé sempre più consolidati.
La rabbia della maggioranza invisibile è reale, fomentata da anni di cattiva amministrazione e sprechi, e da una crisi economica sempre più profonda. Si levano alte le voci: “Ma perché dovremmo aiutare questa gente quando siamo sempre più poveri e in crisi?” È una domanda legittima alla quale serve dare una risposta articolata e credibile. Spiegando magari numeri alla mano, che il problema dell’Italia non è certo il costo dell’immigrazione. Tutt’altro l’immigrazione come mostrato da dati inconfutabili apporta benessere al Paese.
Invece, la maggioranza invisibile dovrebbe dirigere la sua rabbia verso chi ha favorito la deregolamentazione dei mercati finanziari, chi ha svenduto (e continua a svendere) il patrimonio pubblico, verso chi ha forgiato (e continua a difendere imperterrito) un sistema di protezione sociale che da tanto a chi ha troppo, e non da nulla, anzi toglie, a chi non ha niente. E allora, avere il coraggio di guardare alla realtà e chiamare le cose con il proprio nome ci porterebbe a capire il disagio di chi se la prende con i migranti per cercare di indirizzare la loro rabbia e voglia di rivalsa sociale verso qualcun altro, e dire chiaramente ai benpensanti che, se davvero sono progressisti, forse sarebbe il caso di ridurre con decisione i propri privilegi prima di distillare giudizi sul mondo.
Poi un ultimo passaggio, lo dobbiamo all’uso della Storia e a quanti hanno una memoria corta. Servirebbe ricordare, in queste tristi occasioni, i nostri connazionali partiti con mezzi di fortuna per fare lavori duri e malpagati a migliaia di chilometri da casa, ricordare magari Sacco e Vanzetti, o quelli che, per rimediare un tozzo di pane ci hanno rimesso la vita. Quelli che ci hanno rimesso la vita ieri nelle acque del Mediterraneo e quasi sessant’anni fa a Marcinelle erano in fondo, e tristemente, sulla stessa barca.
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