Arcistoria di questa settimana la raccogliamo nella sede nazionale dell’Arci. La voce narrante è di Davide Vecchiato, responsabile della commissione Antimafia sociale e Legalità democratica dell’associazione.
La storia è quella attraversata dai campi e dai laboratori della legalità che l’Arci organizza da ormai 11 anni, insieme a Cgil-Spi, Cgil, Flai e Libera. «È l’esperienza corleonese la prima scintilla che, attraverso il lavoro della cooperativa “Lavoro e non solo”, ha dato il via a quest’avventura». Un’esperienza, spiega Vecchiato, «che ha permesso alla comunità locale di riappropiarsi e di ridare produttività ai terreni confiscati alla criminalità».
“Antimafia” rischia di essere solo una bella parola se non viene ben contestualizzata: «L’antimafia sociale è un movimento che si muove in un mondo in cui le regole non sempre sono state scritte e spesso il percorso è lungo e difficoltoso», tiene a sottolineare Davide. «Il vero nodo è evidenziare e combattere l’illecito, laddove lo sfruttamento criminale del territorio e delle risorse umane – tramite il pizzo e azioni di caporalato – permettono l’arrichimento personale a scapito dell’intera comunità».
Sono queste le storie, i valori e le buone pratiche che vengono raccontate, praticate e condivise con gli oltre 1.000 partecipanti a campi e laboratori in tutta Italia: dalla Liguria alla Sicilia, dalla Puglia alla Toscana, dalla Calabria alle Marche, dalla Lombardia al Vento. Sono più di 12.900 i beni confiscati, solo in Sicilia 5.500.
L’Arci dell’antimafia ne fa un tema fondamentale e si impegna quotidianamente nella costruzione «di una coscienza sociale forte e diffusa », assicura Davide che, prima di salutarci, rinnova l’invito a partecipare. Per farlo basta collegarsi al sito web campidellalegalita.it.
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