Nel 1989, Sir Tim Berners-Lee inventò il World Wide Web, quel www che mettiamo davanti a ogni indirizzo internet e che ci permette di navigare online come siamo abituati a fare. E proprio oggi la creatura di Berners-Lee sembra essere in pericolo. È così che “il padre di Internet” ha pubblicato sul suo blog un appello per salvaguardare il principio di neutralità su cui si basa la rete internet, la cosiddetta “net neutrality”, dal “pacchetto telecomunicazioni” appena approvato dal Parlamento europeo. L’appello e la mobilitazione del web, che chiedevano venissero votati degli emendamenti a salvaguardia della net neutrality, sono serviti però a poco. Il Parlamento infatti ha bocciato gli emendamenti migliorativi e ha approvato un testo che, pur proponendosi come obiettivi quelli di salvaguardare la neutralità e evitare lo sviluppo di un internet “a due velocità” , lascia spazio a iniziative che potrebbero ledere un uso della rete democratico e rispettoso delle norme sulla concorrenza.
Secondo Bernes-Lee infatti i regolamenti approvati dall’Ue «sono deboli e confusi». Insufficienti a tutelare realmente l’ indipendenza della rete, e a mantenere il sistema europeo competitivo.
Ma cos’è la net neutrality e perché è importante?
A spiegare bene cos’è la net neutrality e gli effetti che può avere una sua limitazione ci pensa lo stesso “padre del web” che sul sito della sua fondazione scrive:
Quando ho progettato il World Wide Web, l’ho costruito come una piattaforma aperta per favorire la collaborazione e l’innovazione. Il Web si è evoluto in una piattaforma potente e onnipresente perché sono stato in grado di costruirlo su una rete aperta che tratta tutti i pacchetti di informazioni allo stesso modo. Da allora, Internet è diventato l’infrastruttura centrale del nostro tempo – ogni settore della nostra economia e della democrazia dipende da esso.
Ad oggi in sostanza via web possiamo raggiungere con la stessa facilità e con la stessa velocità colossi dell’informazione mainstream e piccoli blog indipendenti. Senza alcuna discriminazione. Ma dall’entrata in vigore delle nuove regole il prossimo anno potrebbe non essere più così. L’esempio possibile è quello di un’autostrada con due tariffe, in un caso non si fa la fila al casello e si viaggia sulla corsia senza traffico, nell’altro ci si mette in fila e si aspetta. Per le piccole imprese che offrono servizi e vendono contenuti in rete, la fine della net neutrality implicherebbe un accesso al mercato molto più difficile.
Il piano che i membri del parlamento europeo hanno votato infatti, pur accennando – come spiegato – all’importanza della net neutrality, stabilisce una serie di eccezioni che sembrano andare nella direzione opposta e favorire alcuni a discapito di altri.
Ecco i punti più critici:
▪ sarà possibile creare in determinati casi delle corsie preferenziali per il collegamento veloce a determinati siti. Presumibilmente in grado di pagare in cambio di questo servizio
▪ viene introdotto lo “zero rating”, cioé la possibilità di non conteggiare nella bolletta dell’utente il collegamento a determinate applicazioni. Presumibilmente, sempre quelle che possono pagare in cambio di questo servizio
▪ i provider potranno definire “classi di servizi” e decidere se rallentare – o accelerare – il loro traffico. Stabilendo così una gerarchia fra i siti che limita molto la competizione fra servizi e informazioni disponibili, favorendo chi può pagare per mostrare più velocemente il proprio sito/portale ai visitatori
▪ ai provider inoltre verrà concessa la facoltà di gestire a loro discrezione il traffico su internet e di rallentarlo per sventare una non meglio definita “minaccia di congestione”
A nulla è valso il supporto all’appello di Sir Tim Berners-Lee giunto da una trentina di grandi aziende che operano nel settore del web e della comunicazione (fra cui Netflix, Reddit e Kickstarter) e che, a loro volta avevano rilanciato il tema chiedendo l’approvazione degli emendamenti “correttivi”.
Secondo Tim Barnes il regolamento approvato a larga maggioranza dal Parlamento Europeo «minaccia l’innovazione, la libertà di parola e la privacy, e compromette la capacità dell’Europa di concorrere nell’economia digitale». Negli Stati Uniti la FCC ha scelto, dopo grandi mobilitazioni online e non solo, di mantenere assoluta la neutralità della rete.
Se sul fronte web le novità approvate con il “pacchetto telecomunicazioni” che entrerà in vigore dal giugno 2017, sono sostanzialmente negative, su quello della telefonia si registrano invece dei passi avanti. È stata approvata infatti l’abolizione delle tariffe di roaming telefonico nel territorio dell’Unione Europea: dal 2017 ovunque viaggeremo all’interno dei confini Ue pagheremo la stessa tariffa (qui un articolo di spiegazione su cosa cambia da Test magazine, mensile dei consumatori).