Uno avrebbe dovuto vincere a spasso, l’altro era l’inseguitore. Invece nel voto del 25 ottobre Daniel Scioli e Mauricio Macrì sono arrivati molto vicini. E oggi il più liberista dei due, Macrì, è in vantaggio nei sondaggi per il secondo turno, che si terrà il 22 novembre. Questi parla di voltare pagina dopo gli anni dei Kirchner, l’altro mette in guardia da un ritorno al passato remoto, quello della privatizzazione e dollarizzazione dell’economia.
La verità è che i due contendenti alla presidenza sono entrambi sportivi, di origini italiane e neoliberisti. Daniel Scioli è il candidato unico della coalizione formata dai kirchneristi del Fronte per la Vittoria (Fpv) e i peronisti del Partido giustizialista (Pj). Mauricio Macri è il candidato di Cambiamo, di centrodestra. I due si scontreranno al ballottagio del 22 novembre per la presidenza dell’Argentina. Dopo i risultati del 26 ottobre, sarà necessario il secondo turno perché secondo la Costituzione argentina per vincere al primo turno il candidato deve superare il 45% dei voti oppure ottenere il 40% e uno scarto di almeno 10 punti con il secondo candidato. Invece Scioli si è fermato al 36,7% e Macri al 34,5. È rimasto fuori, poi, Sergio Massa, ex alleato dell’uscente Cristina Fernández, moglie e successore dell’ex presidente Néstor Kirchner. Avvocato, 43 anni, politico di lungo corso, Massa era in corsa per il Fronte rinnovatore. A lungo capo di gabinetto di Cristina Fernández, , aveva messo al centro della sua campagna la battaglia contro la criminalità e i trafficanti di droga. Non è bastato. E con lui tramonta il kirchnerismo.
Ecco chi sono e cosa dicono i due candidati che si sono aggiudicati un giro al secondo turno.
Il peronista. Chi è Daniel Scioli
Daniel Osvaldo Scioli è nato a Buenos Aires il 13 gennaio del 1957, e ha origine italiane. Anzi, molisane: il suo nonno paterno è emigrato dalla provincia di Isernia, da Monteroduni. Laureato in Marketing all’università argentina dell’Impresa, ha lavorato a lungo per l’azienda svedese Electrolux. Governatore della Provincia di Buenos Aires (oltre 3 milioni di abitanti) a capo di una coalizione di sinistra, dal 2007, Scioli è conosciuto per la sua flessibilità, in grado di destreggiarsi tra settori estremamente diversi del peronismo, rappresentati dagli ex presidenti Carlos Menem (1989-1999), Eduardo Duhalde (2002-2003) e Néstor Kirchner (2003-2007).
Sportivo, campione mondiale di offshore (motonautica), ha subito un incidente alla guida del suo catamarano nel 1989, nel delta del Paraná. L’incidente, in cui ha perso il braccio destro, ha generato molta commozione nel Paese. Con una protesi, ha ricominciato a guidare aggiudicandosi otto volte il titolo di campione mondiale. La sua carriera politica comincia nel Partido giustizialista, con la sua elezione come deputato alla Camera federale per una coalizione tra il Pj e l’Unione del centro democratico (di centrodestra). In pieno post Menem, nel 2002, è stato ministro del Turismo, incarico che ha mantenuto dopo la crisi di governo e l’arrivo del governo transitorio di Eduardo Duhalde (2002-2003). Nel 2003 è stato vicepresidente di Néstor Kirchner, per il movimento peronista di sinistra Fronte per la Vittoria, mantenendo la carica fino al dicembre del 2007.
Somos el futuro contra un pasado que no se resigna y quiere volver con las políticas que destruyeron el país. https://t.co/2J0OrZW6xf
— Daniel Scioli (@danielscioli) 13 Novembre 2015
Come parla e cosa vuole fare Daniel Scioli. «Il cambiamento deve proseguire», ha detto il candidato kirchnerista, in chiara polemica con il suo rivale di destra, Mauricio Macri. E ancora rivolgendosi al suo rivale ha messo in rilievo che se fosse per Macri, che era il sindaco della città di Buenos Aires, non ci sarebbe nel Paese nessun Auh (che è una specie di assegno familiare), né Ypf (l’impresa petrolifera argentina), né la compagnia aerea Aerolíneas. Scioli ha anche ricordato le sue promesse della campagna elettorale, come l’esenzione delle imposte per i lavoratori e i pensionati che guadagnano meno di 30mila pesos (circa 2.800 euro), la prosecuzione del recupero delle ferrovie argentine, la manutenzione dei programmi sociali messi in piedi nell’ultimo anno, la ricerca della sovranità energetica. Sostenitore di una banca centrale argentina che mantenga il controllo sul tasso di cambio, ha assicurato che non ricorrerà alla svalutazione della moneta. Si è anche impegnato a portare 30 miliardi di dollari di investimenti all’anno in Argentina e a ridurre l’inflazione nel corso dei prossimi quattro anni, assicurando che non intende impegnarsi in una battaglia legale con gli Stati Uniti per gli hedge fund non pagati (ma ha detto che un negoziato con i creditori è necessario per accedere a ulteriori finanziamenti). Infine, in un messaggio a papa Francesco, ha chiosato: «Lavorerò affinché tutti abbiano Casa, Terra e Lavoro (che in lingua originale, forma 3 T: Teto, Terra, Trabalho).
Il conservatore. Chi è Mauricio Macri
Nato a Tandil, nella provincia di Buenos Aires, l’8 febbraio del 1959, ingegnere, è anch’egli di origini italiane. Figlio di un imprenditore calabrese originario di Siderno, costa jonica della provincia di Reggio Calabria. Il padre, Franco, capo della holding Socma (oltre cinque miliardi di dollari l’anno di fatturato) è uno degli uomini più influenti in Argentina, imprenditore del settore automobilistico e degli appalti pubblici in edilizia. Nel 1968, papà Franco costruì persino la centrale nucleare di Buenos Aires. E Mauricio, nel 1991, all’età di 32 anni, è stato sequestrato da una banda e rilasciato, dopo due settimane, dietro il pagamento di un riscatto di 6 milioni di dollari. Poi, è stato a lungo presidente del Club Atletico Boca Juniors, dal 1995 al 2007. Durante la sua presidenza viene ricostruito lo stadio e la squadra di calcio vince 17 titoli (11 internazionali). Conosciuto in patria come il “Berlusconi argentino”, anche grazie alla fama di tombeur de femme, nel 2007 Macri fonda il partito di destra Compromesso per il cambiamento, che fa parte della coalizione Proposta repubblicana (Pro). Sempre nel 2007, viene eletto sindaco di Buenos Aires e riconfermato nel 2011. A luglio del 2015, il suo capo di gabinetto, Horacio Rodríguez Larreta, ha preso il suo posto alla guida della Capitale argentina, ed è stata l’occasione per misurare la popolarità di Macri per la candidatura alla presidenza. Ma la sua carriera politica ha inizio nel 2005, quando viene eletto deputato. È il suo principale avversario del partito di governo, anche se nel corso di un’intervista ha dichiarato che non si sente «antikirchnerista».
El 22 se define mucho más que un presidente, se define en qué país queremos vivir. pic.twitter.com/gxoUfYJZlz — Mauricio Macri (@mauriciomacri) 7 Novembre 2015
Come parla e cosa vuole fare. «Quello che è successo oggi ha cambiato la politica del Paese», ha dichiarato Macri subito dopo l’annuncio del passaggio al secondo turno. Dalla sede del suo partito, Cambiamo, si è appellato ai candidati perdenti, affermando che adesso «lavorerà per guadagnare la loro fiducia». Cercando consenso tra contadini e operai, Macri ha aggiunto: «Ho imparato a lottare per i diritti dei lavoratori nel corso della lunga storia del peronismo». E ha così concluso: «Conosciamo le condizioni dei nostri produttori agricoli, ma in poco tempo saremo in grado di rimettere in moto il Paese. E questo vale per tutti, anche per chi la pensa diversamente». In ambito economico, è un sostenitore della riduzione della spesa pubblica e dell’intervento dello Stato nell’economia. Propone una riforma monetaria e fiscale in senso liberista. Ha anche detto che combatterà la corruzione, ma è finito dentro un’inchiesta proprio per corruzione: il 10 settembre un giudice di Buenos Aires, Roberto Ponce, ha fatto richiesta dei documenti relativi ai contratti per la pubblicità che il sindaco ha firmato con un’azienda che appartiene a un esponente del suo stesso partito Proposta repubblicana (Pro).
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