Prendi un innocente, arrestalo, sull’onda del terrore che segue evidentemente a una strage. Poi, accertato che non è colpevole, liberalo. E a quel punto rinchiudilo in un Cie. Perché? Perché è arrivato su un barcone. È un clandestino. Anzi – come si chiamano adesso secondo il “nuovo dizionario europeo” – è un “migrante economico.
Abdel Majid Touil, il 22enne marocchino accusato da Tunisi di aver partecipato alla strage del 18 marzo al museo del Bardo, 24 morti tra cui due italiani, non sarà “estradato”, ma sarà “espulso”. Che vuol dire? Che i giudici della V Corte d’Appello di Milano hanno negato l’estradizione verso la Tunisia, perché lì rischierebbe la pena di morte. Ma Touil, figlio di un’immigrata regolare residente nel Milanese – è entrato in Italia su un barcone, recuperato a largo del Mediterraneo dalla Marina italiana il 17 febbario. È arrivato in Italia su un barcone ed è tunisino (Paese sicuro, dove non c’è la guerra) perciò, essendo un “migrante economico”, deve essere espulso. Verso dove? Verso il Marocco, il suo Paese. «Abbiamo accordi bilaterali di riammissione con quel Paese», avverte il giurista Fulvio Vassallo: «E se lo rimandassero in Marocco lo torturerebbero per fargli confessare qualsiasi cosa». E Gabriella Guido di LasciateCientrare aggiunge: «Un dramma, stiamo sentendo tutti per capirlo, sarebbe una condanna a morte di un innocente». Intanto il suo avvocato, che non riesce a incontrarlo in queste ore, si preoccupa di non fare in tempo a procedere per la richiesta di asilo politico.
La vicenda
La Corte di Appello di Milano, negando l’estradizione, lo ha salvato dalla certa pena di morte che lo avrebbe atteso in Tunisia. Ma c’è di più: la procura lo ritiene innocente, perciò ha chiesto l’archiviazione per le accuse di strage e terrorismo internazionale. Insomma, per i pm non ci sono elementi sufficienti per ritenerlo responsabile, perciò hanno deciso di non adottare né lo stato di fermo né alcuna misura cautelare, adesso spetterà al giudice decidere se archiviare – o meno – le accuse. Intanto Touil ha lasciato la cella del carcere di Opera dopo cinque mesi di reclusione, ma dal carcere è passato direttamente alla questura, perché, è irregolare. E la questura lo ha trasferito all’interno del Cie di Torino, in attesa dell’espulsione. Oggi l’avvocato di Touil, Silvia Fiorentino, dichiara: «Il ragazzo deve chiedere asilo politico. Ma non me lo fanno vedere». E non è proprio un dettaglio, perché le autorità tunisine accusano il ragazzo di aver incontrato due terroristi e di aver fornito delle armi utilizzate per la strage.
Il suo Paese, il Marocco
All’indomani della Primavera araba, nel 2011, il nostro Paese è ha sottoscritto accordi bilaterali per la riammissione con l’Egitto, la Tunisia, la Nigeria e poi anche con il Marocco. Poi, il 7 giugno, è arrivata la partnership Ue-Marocco sul fronte mobilità e immigrazione, che per la prima volta impegna l’Europa icon un Paese della sponda Sud del Mediterraneo. L’accordo sottoscritto a Lussemburgo tra il commissario Ue agli affari interni, Cecilia Malmstrom e il ministro degli Esteri marocchino Saad dine El Otmani e i ministri responsabili del dossier immigrazione di nove Stati membri: Italia, Belgio, Francia, Germania, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia e Gran Bretagna.
L’ultima volta che in Marocco è stata eseguita una condanna a morte era il 1993, ma l’opzione è ancora prevista dal codice penale.
Cosa avrebbe rischiato in Tunisia
La Repubblica parlamentare tunisina è uno dei 40 Stati del mondo che prevedono ed eseguono la pena di morte. La nuova Costituzione, adottata il 26 gennaio del 2014, mantiene la pena capitale, nonostante una petizione di 70 parlamentari ne abbia chiesto l’abolizione.
I tre partiti componenti la maggioranza del NCA – Ennahda , CPR e Ettakatol – hanno sostenuto che la società tunisina non sarebbe pronta ad abolirla: hanno seguito ciò che il presidente Marsit ha definito «una lettura letterale e restrittiva del Corano». E pensare che la stessa Costituzione all’articolo 21 stabilisce: «Il diritto alla vita è sacro» ma al contempo consente eccezioni nella seconda parte dell’art. 21: «Nessuno può violarlo, ad eccezione di casi estremi stabiliti dalla legge». La vita di Abdel Mayid Touil sarebbe rientrata, evidentemente, tra queste eccezioni.