«Ecco un esempio di antisemitismo contemporaneo occidentale». «E’ il momento di augurare al Segretario Kerry dei successi mentre facciamo il conto alla rovescia dei prossimi due anni con la speranza che il prossimo capo al Dipartimento di Stato si svegli e cominci a vedere il mondo attraverso gli occhi di un uomo con una età mentale sopra i dodici anni». Ran Baratz che vive in un insediamento di coloni e ha fondato un sito conservatore, deve pensare di essere molto spiritoso. E usa i social media con disinvoltura, dispensando giudizi drastici su chiunque sia un suo avversario politico. Peccato che di mestiere faccia il portavoce del primo ministro di Israele Netanyahu e che la prima frase riportata qui sopra sia riferita a un discorso di Obama (la seconda al suo Segretario di Stato Kerry).
La nomina di Baratz, che ha scritto o detto la frase su Obama facendo riferimento alle parole del presidente Usa sull’accordo nucleare iraniano, non è andata giù alla Casa Bianca. Il presidente Usa aveva infatti detto: «So che in Iran si sono espressi ignobili concetti antisemiti, ma il governo israeliano non ci spiega come fare a risolvere la questione cruciale, ovvero come fare in modo che Teheran non si doti di una bomba atomica». Non esattamente un “moderno antisemitismo”.
«Ci aspettiamo rispetto da qualsiasi funzionario straniero, specie se si tratta di un Paese tra i nostri più vicini alleati» ha detto il portavoce di Kerry, aggiungendo che il Segretario di Stato e il premier israeliano si sono parlati e che Netanyahu ha detto che ragionerà sulla nomina al ritorno dalla visita negli Usa in questi giorni (visita importante viste le tensioni nei Territori).
Baratz, che fa il lettore di filosofia, non è nuovo a commenti simili: in passato ha postato sulla sua bacheca Facebook una foto del presidente israeliano Reuven Rivlin che viaggia in seconda classe tornando da un viaggio ufficiale. «E’ così ininmportante che non ci sono preoccupazioni per la sua sicurezza, potremmo mandarlo nel Sinai dove c’è l’ISIS e ce lo restituirebbero chiedendo di tornare in Iraq, basta che ce lo riprendiamo». Lette queste parole anche Netanyahu ha dovuto dire qualcosa: «Quei commenti sono inaccettabili e non riflettono in nessun modo il mio pensiero o quello del governo». Probabile che al suo ritorno in Israele Bibi si disfi del suo portavoce. Ciò detto, il premier di un Paese dovrebbe fare due controlli prima di nominare una figura importante come un portavoce.
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