Anticonformisti, timidi, sempre di spigolo con le convenzioni e i riti del vivere “civile”, i personaggi di del finlandese Arto Paasilinna hanno un fascino irresistibile. Che si fa strada a poco a poco. Pagina dopo pagina. Fino a farsi compagni di viaggio irrinunciabili, da cui alla fine della lettura ci si separa a malincuore. Accade così con i due protagonisti del nuovo romanzo tradotto in italiano dello scrittore finlandese Il liberatore dei popoli oppressi (Iperborea), il glottologo Viljo Surunen e la dolce maestra di musica Anneli Immonen che, con disarmante idealismo, scrivono lettere ai dittatori sparsi nel mondo per farli desistere dai loro intenti distruttivi.
Accadeva così per Rauno Rämekorpi, l’ex boscaiolo e self made man protagonista de Le dieci donne del cavaliere, che per il suo sessantesimo compleanno decide di distribuire fiori, caviale e champagne che ha ricevuto dalle varie autorità, alle donne della sua vita. Solo per fare due esempi, fra i moltissimi che potremmo fare ricordando Lo smemorato di Tapiola, Piccoli suicidi fra amici, L’allegra apocalisse (con il suo Asser Toropainer, vecchio comunista “bruciachiese”) e altri romanzi, già diventati dei classici della letteratura, firmati da questo originale ex tagliaboschi, ex giornalista, romanziere e poeta finlandese che si è guadagnato l’attenzione del pubblico internazionale nel 1975 con un libro cult, L’anno della lepre, che si può leggere nell’edizione italiana di Iperborea e ora si può anche ascoltare grazie all’audiolibro interpretato da un attore molto amato anche dal pubblico televisivo come Giulio Scarpati, che il 7 novembre presenta questa produzione Emons con un reading al Pisa Book Festival.
Protagonista de L’anno della lepre è il giornalista Vatanen che, a quarant’anni è stanco del suo lavoro diventato sempre più razionale e meccanico, è stanco del cinismo che lo circonda e dalla stolidità borghese della moglie, è stanco senza esserne consapevole. Finché una sera al tramonto, viaggiando in auto con un collega lungo una strada sterrata, investe accidentalmente una lepre. Sarà proprio quell’ animale ferito ad aprirgli un mondo di avventure, girovagando per boschi, piccoli paesi e riviere, in cui l’uomo ritrova la fantasia e la gioia di vivere. Il piccolo animale che fa ritrovare la tenerezza a Vatanen e il gusto della libertà nella Lapponia a nord (terra dove Paasilinna è nato) si rivelerà anche un imprevedibile sovvertitore di regole sociali e di gioghi religiosi, scorrazzando per chiese, brucando fiori sugli altari e disseminandoli allegramente di pallette di sterco. Con sottile, giocosa, ironia sarà proprio la lepre a guidare il protagonista del romanzo, insieme al lettore, alla scoperta di una nuova e imprevista visione della realtà, decisamente contagiosa.
«L’anno della lepre è stato un libro molto amato, quasi un romanzo simbolo, per la mia generazione», dice l’attore romano che sta registrando nuove puntate di Un medico in famiglia e a più avanti nella stagione metterà in scena all’Ambra Jovinelli il film di Ettore Scola Una giornata particolare. «Mi incuriosiva rileggere il romanzo di Paasilinna oggi – racconta Scarpati – per capire se ha ancora mantenuto il suo fascino». E come lo ha trovato? «Ancora straordinario e di grande attualità perché propone un percorso fuori dagli schemi, che mette a nudo i rapporti consunti, che si sono inariditi. Il viaggio che si compie in questo romanzo è un viaggio formativo, di scoperta del nuovo, di apertura alle possibilità, ad incontri imprevisti».
E’ possibile cambiare vita? Sì sembra dirci Paasilinna, la vita può cambiare in un attimo. Certo ci vuole coraggio e un pizzico di follia. «Ma anche ironia, per vedere il risvolto comico della burocrazia, dei meccanismi sociali che ci ingabbiano», aggiunge l’attore. «Quella di Paasilinna è un tipo di ironia molto nordica, che si esprime con un certo understatement, non in modo sottolineato ed immediatamente evidente come succede nella nostra tradizione», precisa Scarpati.
«Sull’automobile viaggiavano due uomini depressi – recita l’incipit del romanzo – Il sole al tramonto, battendo sul parabrezza polveroso, infastidiva i loro occhi… Lungo la strada sterrata il paesaggio finlandese scorreva sotto il loro sguardo stanco, ma nessuno dei due prestava la minima attenzione alla bellezza della sera. Erano un giornalista e un fotografo in viaggio di lavoro, due persone ciniche, infelici. Prossimi alla quarantina, erano ormai lontani dalle illusioni e dai sogni della gioventù, che non erano mai riusciti a realizzare». Il registro ironico di Paasilinna è seducente anche per la malinconia e la bonomia dei suoi personaggi? «Non c’è mai freddo cinismo, in loro – conclude Scarpati – anche quando Arto Paasilinna tratteggia personaggi negativi lo fa a tutto tondo, raccontando anche i loro lati nascosti, più umani, così come la sua fantasiae l’elemento utopico non sono astratti, ma rivelano un legame profondissimo con la realtà».
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