L’opposizione guidata da Aung San Suu Kyi è destinata a governare la Birmania. Le operazioni di voto si sono svolte in maniera tranquilla e i primi 12 seggi assegnati sono tutti stati vinti dal partito del premio Nobel per la pace. La Lega Nazionale per la Democrazia si dice convinta della vittoria e ritiene di poter contare su una maggioranza del 70%. Per i risultati definitivi ci vorrà del tempo. I militari mantengono il 25% dei seggi che non sono elettivi e i partiti comunitari, in anni in cui le tensioni sono cresciute, sono destinati a giocare un ruolo importante. Un grande tema, per il governo della Lega di Aung San Suu Kyi, sarà proprio quello relativo alle tensioni etniche esacerbate dalla giunta militare e cresciute ora che la repressione è meno violenta. Sapranno i democratici pensare a delle soluzioni? E come cambierà la costituzione con i militari che esercitano ancora un discreto potere di veto?
(AP Photo/Khin Maung Win)
Intanto la Birmania festeggia: qui sotto le foto del voto e delle feste e una cronologia della recente storia del Paese – che ufficialmente si chiama ancora Myanmar, come l’hanno ribattezzata i militari nel 1989.
1941-1945 Il Giappone occupa la Birmania durante la seconda guerra mondiale. Il nazionalista Aung San combatte assieme ai giapponesi, per poi unirsi alla controffensiva alleata nella speranza di ottenere l’indipendenza.
Nel 1945 nasce sua figlia Aung San Suu Kyi.
1948 La Birmania raggiunge la piena indipendenza dagli inglesi. Aung San non visse abbastanza per vedere il suo progetto realizzato: venne assassinato qualche mese prima
1962 Dopo anni di lotte tra fazioni tra i leader politici della Birmania – ed elezioni generali nel nel 1960 – il generale Ne Win prende il potere in un colpo di stato, instaurando un regime autoritario e a partito unico e proclama “la via birmana al socialismo”.
1988 Dopo anni di dittatura, un periodo di disastrosa gestione dell’economia e di repressione crescente genera una rivolta generalizzata nel Paese. I militari rispondono con brutalità inaudita, uccidendo circa 3.000 persone. Aung Suu Kyi emerge come la leader dell’opposizione.
1989 La giunta cambia il nome del paese in Myanmar.
1990 La Lega Nazionale per la Democrazia di Suu Kyi (LND) stravince le elezioni, ma il risultato viene ignorato dai militari. Suu Kyi viene messa agli arresti domiciliari, dove trascorrerà la maggior parte dei 20 anni successivi. Altri leader dell’opposizione vengono incarcerati o fuggono all’estero.
(AP Photo/Gemunu Amarasinghe)
1991 Suu Kyi vince il Premio Nobel per la pace, mentre è agli arresti domiciliari.
1992 Than Shwe diventa il nuovo capo della giunta militare.
2005 Una città isolata e di nuova costruzione Naypyidaw (“Dimora dei re”) viene rivelata al mondo e qui viene spostata la capitale del paese. La città è stata costruita in gran segreto dalla giunta.
2007 Nuove grandi proteste durante l’estate (la “rivoluzione zafferano”), in parte guidate dai monaci buddisti. La giunta risponde ancora una volta con la violenza, uccidendo decine di manifestanti.
2008 Il ciclone Nargis devasta grandi aree dell’Irrawaddy, che lascia 138.000 morti. Risposta poco brillante della giunta, che resiste all’idea di ricevere aiuti internazionali.
2010 La giunta promuove elezioni boicottate dai partiti dell’opposizione. Gli osservatori non considerano le elezioni libere o corrette.
Meno di una settimana dopo le elezioni, Aung Suu Kyi viene rilasciata dopo aver trascorso 15 degli ultimi 20 anni agli arresti domiciliari.
(AP Photo/Khin Maung Win)
2011 Con una mossa a sorpresa, la giunta cede potere a un governo civile presieduto dall’ex generale Thein Sein che promette di perseguire delle riforme. Democratiche. Molti diritti fondamentali vengono ripristinati, tra cui l’abolizione delle restrizioni alla riunione e di espressione, mentre centinaia di prigionieri politici vengono liberati.
2012 L’LND vince 43 su 45 seggi alle elezioni in aprile. Suu Kyi diventa parlamentare. Gli Stati Uniti, Unione Europea e le imprese occidentali tolgono le sanzioni.
Violenze comunitarie nel Rakhine occidentale, anche contro la minoranza musulmana dei rohinga. A novembre, Barack Obama è il primo presidente degli Stati Uniti a visitare il Paese.
Nuove violenze anti-musulmane, questa volta nella città di Meiktila, 43 morti.