Tanto rumore per nulla? Beppe Grillo toglie il suo nome dal marchio del Movimento e il web plaude alla coerenza, i giornali parlano di passo in avanti e addirittura di piccola rivoluzione, il direttorio di maggiore responsabilità per ciascuno di loro.
Ma, nei fatti, cosa cambia davvero? Nulla. O meglio, nulla rispetto al marchio depositato il 20 marzo 2012 e registrato 6 mesi dopo (qui il documento):
Che, come si può vedere dal documento di registrazione del marchio depositate “dal sig. Giuseppe Grillo” presso il Ministero dello Sviluppo economico, non ha mai avuto il nome del comico, né del suo blog (beppegrillo.it), incorporato.
Descrizione: figura di un cerchio al cui interno sono disposte cinque stelle e la parola “movimento” con la “v” in carattere di fantasia
E nulla cambierà, nei fatti, finché non avremo visione dell’atto giuridico con cui avviene la declamata cessione. Come spiega a Left la professoressa e avvocato Paola Gelato del prestigioso studio Jacobacci&Associati, fra le altre cose specializzata in proprietà industriale, nel diritto di internet e della pubblicità, infatti:
«A livello formale risulta che lui è il titolare e presumo dunque sia tutt’ora il proprietario del simbolo. Come tale, è lui che concede la licenza del consenso all’utilizzo. Bisognerà continuare a seguire le stesse regole, ed eventualmente chiedere ai soggetti da lui indicati dalla concessione d’uso. In ogni caso, dev’esserci un progetto di negoziato o cessione in corso».
Finché non vedremo il documento che attesta non solo la cessione stessa, ma anche chi sono i titolari della gestione del simbolo, dunque, non sappiamo a chi spetta decidere e gestire il marchio, giusto?
«Certo. Ci sarà una licenza, una concessione all’uso. La tipologia, parlo da giurista naturalmente, è assimilabile a quella di un marchio collettivo al cui utilizzo hanno accesso tutte le persone che ne garantiscono il rispetto delle garanzie fondanti. Una forma di proprietà diffusa»
Cosa che dovrà essere scritta sull’atto di cessione…
«Attenzione, perché la cessione è un’altra cosa: è definitiva. Se ha deciso di cederlo e dunque cambiare la proprietà – cedendola magari all’associazione, io questo non lo posso sapere, e a ora non risulta, chiaramente, ancora dalle banche dati. In ogni caso, per cederlo definitivamente dovrebbe fare un atto di vendita. Cosa che non significa che non potrebbe comunque tenere la facoltà di utilizzo».
Quanto può costare “comprare” il marchio 5stelle?
Questo non so dirglielo, perché il costo di un marchio è legato a moltissimi fattori, e in questo caso stiamo parlando di un marchio che ha un partito politico al seguito.
Dunque, fino alla pubblicazione di questo atto, lui rimane formalmente il proprietario?
«Fin quando non c’è un atto formale e giuridico che lo attesti, si, certo».
Solo comunicazione, per ora?
«Deve aver fatto una valutazione di marketing. È probabile che abbia voluto sdoganare il Movimento dal suo nome e dal blog, perché ormai il simbolo ha una notorietà propria. Il marchio e la sua capacità distintiva non sono collegate solo al proprietario, ma anche all’utilizzo che ne faccio, alla sua diffusione. Ora, il Movimento si è sdoganato: è stato utilizzato per un certo tempo, è conosciuto per motivi e azioni proprie, e non è riconducibile solo all’opinione di Beppe Grillo, o al blog e alle sue dichiarazioni. Adesso si parla del m5s anche senza Grillo».
E forse, tanto meglio, visto che ultimamente il comico non stava facendo proprio la fortuna del Movimento. Ma la domanda resta: di chi è ora il Movimento?