Che non siamo il giornale giusto per gioire del giubileo… lo sapete, salviamo niente persino di questo papa che piace tanto. Vivere a Roma rende questo giubileo pesantissimo e assurdissimo. Mentre chiudono luoghi di accoglienza, anzi direi luoghi di uguaglianza come il Baobab, si militarizza la città e si celebra l’ennesima assurdità. Il perdono dei peccati. Lo abbiamo scritto sulla carta questa settimana, l’affare del perdono dei peccati è antico e semplice. Terribilmente terreno, frutto “non” proibito della Roma papalina peggiore. Che ebbe come unico risultato la ribellione di Lutero. Oggi, storditi e militarizzati, possiamo solo cercare di evitare il peggio, di proteggerci dalla melassa dei giornali italiani, dalla spettacolarizzazione di una sofferenza personale deformata in peccato da perdonare. Possiamo solo cercare di raccontarvi come e perché siamo arrivati a questo. Come e perché Bonifacio VIII sfruttò la “perdonanza” istituendo il primo Anno santo. E poi occuparci di altro.
Benedetto Caetani, alias Bonifacio VIII, inventore del primo anno santo, è uno di quei personaggi che fa tanto “secoli bui”. Esponente di una delle famiglie romane più potenti, in eterna lotta con l’altra, quella dei Colonna, con la bolla Antiquorum habet fide relatio (Un documento degno di fede), il 22 febbraio del 1300 pensò bene di offrire ai pellegrini in arrivo nella città santa la “grande indulgenza”. E cioè “piena perdonanza” a tutti quei romani che per 30 volte avessero visitato le due basiliche di San Pietro e di San Paolo. Mentre per i pellegrini che provenivano da fuori Roma ne bastavano 15. Il risultato? La salvezza dell’anima ma anche del corpo. Perché con l’indulgenza plenaria si cancellavano per intero gli effetti negativi (pena temporale) di qualsiasi peccato. Più o meno lo stesso trattamento che veniva riservato a chi partiva per la Crociata. Eccezioni? Certo! Erano esclusi dalla salvezza: i cristiani che commerciavano con i Saraceni, il re Federico di Sicilia, con i siciliani, tanto per dare una bottarella al nemico (Federico occupava il regno contro il volere della Chiesa) e i Colonna (inclusi tutti i loro fiancheggiatori, finché non si fossero sottomessi alla Sede apostolica). Insomma, il giubileo sin dal suo “concepimento” fu legato a logiche di consolidamento del potere. Non solo economico.