Un gruppo di turisti cinesi segue diligentemente la guida che agita un foulard verde. Hanno appena varcato Porta Angelica, a destra c’è il colonnato di piazza S. Pietro. Ma tirano dritto e imboccano nel mini centro commerciale dall’altro lato della strada. «Sono qui per il Giubileo?», chiedo alla guida. «No», risponde nervosamente. «Semplici turisti in giro per Roma». In effetti vedo che non ha il badge dell’Opera romana pellegrinaggi (Orp), l’organo della Santa Sede diretto del cardinale vicario del papa, Agostino Vallini, che gestisce e controlla i pellegrinaggi verso tutte le principali mete della cristianità. Una sorta di agenzia turistica di Stato. Non faccio in tempo a chiedere altro. «Mi scusi – dice la donna allontanandosi – devo controllare che non si avvicini qualche borseggiatore. I cinesi usano solo contante, sono le loro vittime preferite».
Nella piazza assolata c’è un silenzio insolito, almeno per chi vive a Roma. Colpisce la calma. È quasi irreale, considerando la tensione e gli allarmi cresciuti progressivamente dopo la strage di Parigi, fino all’inaugurazione del Giubileo straordinario indetto da papa Francesco. L’udienza generale del mercoledì è finita da non più di 20 minuti. Se l’8 dicembre, al via dell’evento, c’erano 50mila persone (stima generosa della Questura di Roma), oggi, otto giorni dopo, non erano più di 10mila, di cui almeno un terzo ecclesiastici. La gigantesca piazza ora è praticamente vuota. Le forze dell’ordine e i soldati sistemati lungo le transenne che delimitano l’ingresso alla piazza si notano più che mai. C’è solo un piccolo assembramento davanti all’ingresso della “porta santa”. Saranno 20-30 persone, comprese suore e sacerdoti. Sotto le colonne vicino a un metal detector antiterrorismo ce ne sono altrettante. Il gruppo, compatto, aspetta di passare il varco di controllo. «In questo momento – mi chiedo – sono vulnerabili?».
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