Nessuna struttura nuova di servizi di sicurezza informatica e cibernetica. Lo ha chiarito nell’audizione di mercoledì al Copasir il direttore del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) Giampiero Massolo. Il funzionario era stato chiamato a dare spiegazioni dopo che era uscita la notizia a metà gennaio di una struttura ad hoc per la cyber security che il presidente del Consiglio avrebbe voluto affidare a Marco Carrai, suo amico e imprenditore che si occupa proprio di sicurezza informatica.
La struttura in pratica esiste già, questo ha chiarito Massolo, che non si è pronunciato sul nome di Carrai. Il Dpcm del 24 gennaio 2013 “Indirizzi per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica nazionale”, alla fine del governo Monti, aveva previsto la figura del consigliere militare del Presidente del Consiglio alla guida del Nucleo per la sicurezza cibernetica. Una figura adesso vacante, ma che esiste dal punto di vista istituzionale e che era stata prevista all’epoca all’interno di una architettura istituzionale che facesse da coordinamento tra i servizi e la pubblica amministrazione proprio per prevenire e contrastare gli attacchi informatici e cibernetici. Non si tratta dunque di creare qualcosa ex novo. Se mai, spiega Francesco Ferrara (Sinistra italiana) membro del Copasir, «loro stanno valutando la possibilità di creare al posto del consigliere militare un ufficio ad hoc». Ma si tratterebbe comunque di una struttura la cui attività viene ricondotta nell’alveo del Parlamento e non fuori. E sulla base di decreti che già esistono. Quindi una delle obiezioni oggetto dell’interrogazione del deputato di Sinistra italiana del 20 gennaio verrebbe a cadere.
«Rimane però in piedi il problema del conflitto d’interessi», aggiunge Ferrara. «Se allo stato attuale non si modifica l’assetto sul terreno dei servizi, qualora si nominasse Carrai alla guida dell’ufficio, io pongo due questioni: il conflitto di interessi dovuto alla sua attività privata e la scelta inopportuna in quanto amico del presidente del Consiglio».
I dubbi non sono solo dell’opposizione. Anche il nuovo direttore di Repubblica Mario Calabresi intervistato da Massimo Giannini a Ballarò del 26 gennaio aveva detto: «Partiamo dal fatto che è sicuramente competente, e anche che sia una persona seria e perbene, ma io penso che in situazioni così delicate il fatto che siano amici possa essere un problema e un vulnus che ti porti dietro in ogni scelta che uno fa successivamente. Da questo punto di vista se Renzi si aprisse di più alle competenze esterne alla sua cerchia storica di persone sarebbe meglio».