Quest’anno Kendrick Lamar, il rapper che ha vinto gli Emmy Awards per il miglior album rap dell’anno, si è esibito sul palco vestito da carcerato, il corpo di ballo in manette. Sono mesi questi in cui la comunità afroamericana sta prepotentemente riprendendo la parola in maniera forte, intelligente e radicale. E con grande maestria nell’uso della comunicazione. Se non per certa estetica – e pratica – delle armi, a tratti sembra di rivedere le Pantere nere, il partito per la autodifesa nato a Oakland, California, il 15 ottobre 1966, come reazione alla violenza della polizia. Il parallelo con Black Lives Matter, sebbene in un altro contesto politico e sociale, è immediato. «Quando vedo le ragazze che hanno lanciato Black Lives Matter vedo la stessa passione che avevamo noi…Quando parlano della polizia e del razzismo sistematico della nostra società, loro ispirano me tanto quanto loro sono ispirate da me, sentono di essere sedute sulle mie spalle» dice Ericka Huggins nell’intervista che vedete in fondo all’articolo. Huggins è stata una delle protagoniste della breve storia del Black Panther Party e aggiunge: «La prima cosa che direi a un attivista di 16 anni direi prendi cura di te stessa, del tuo corpo e della tue testa. E delle tue emozioni. E sii pronto a servire le persone a prescindere da razza, colore, sesso o orientamento sessuale». In un’altra intervista Huggins parla del protagonismo delle donne in BLM: «Lo slogan Black Lives Matter è nuovo. Ma non c’è nulla di nuovo su ciò che chiediamo. C’è un lavoro che tutti noi dobbiamo fare, ed a causa dei social media c’è più consapevolezza in giro. Questo è l’impatto di BLM. Trovo particolarmente bello che le persone più importanti del movimento siano donne, donne-LGBT».
L’intervista che vedete in fondo a questo articolo è tratta da Black Panthers – Vanguard of a revolution, documentario di Stanley Nelson passato al Sundance festival del 2015, che passerà stanotte sulla rete televisiva pubblica americana PBS.
E poi c’è la rottura dei ruoli tradizionali: tante donne tra i leader, anche con le pistole in mano (il partito nasce per l’autodifesa in tempi diversi da oggi). Il documentario è di grande qualità, ma il fatto che lo passi la Tv pubblica Usa, pure detestata dai repubblicani per essere un covo di sinistrorsi, è un segnale tra mille altri di come il tema del ruolo dei neri nella società americana sia tornato prepotentemente centrale. La pacatezza di Black Lives Matter renderà più complicato usare i metodi usati all’epoca. Come dicono alla fine del trailer Huggins e Jamal Joseph: «La passione che avevamo allora è di nuovo tra noi. La storia deve ancora essere scritta» e «Non c’è data di scadenza per i sogni e non c’è il giorno giusto per attivarsi».