Repubblica riesce a raccontare l'orrore della morte di Luca Varani senza mai scrivere la parola "gay". Eppure Manuel Foffo, l'omicida, a Roma era notissimo insieme all'amico Marco Prato come organizzatore di eventi per la galassia omosessuale. E Varani secondo l'ipotesi accreditata è stato ucciso per aver rifiutato un rapporto con Foffo ed il suo amico, in maniera infinitamente crudele. Come la professoressa Rosboch, vittima di altri due gay impazziti. Anche lì, la morbosità si concentra sulla povera donna strangolata e poi gettata forse ancora viva in un pozzo di acqua gelida, niente titoli sul rapporto omosessuale tra i due assassini, che pure forse ha puntellato il delirio omicida della coppia di amanti con un dislivello d'età di 34 anni. La lobby Lgbt nella comunicazione è molto forte, riesce a occultare i particolari per sé fastidiosi.E quando leggi una stronzata del genere, mentre francescanamente frughi per trovare un buon buongiorno da scrivere, ti accorgi che la stupidità è bestiale in tutte le sue diverse forme, con la cocaina avanzata per terra impiastricciata col sangue ma anche in giacca e cravatta, oppure in 140 caratteri o in forma di partito, congregazione o ammucchiata. Insomma c'è una bestialità inquinante che a volte non porta risultati eclatanti ma raccoglie i cadaveri in giro per fare propaganda. Come Salvini. Come Adinolfi. Buon martedì.
Ci sono questi due assassini deficienti che hanno pensato bene di uccidere Luca Varani per scherzo. Dopo essersi ingolfati di cocaina, Manuel Foffo e Marco Prato hanno pensato che non ci sarebbe stato niente di più eccitante che uccidere un ragazzo 23 anni dopo averlo torturato con coltello e martellate. Succede a Roma e subito ci si spinge a raccontare l’orrore con il suo vestito peggiore, quello dell’idiozia diventata gioco e spalmato su un omicidio. Davvero non so nemmeno cosa sarebbe giusto scrivere di fronte alla bestialità; quando mi hanno chiesto un articolo sono rimasto per diverso tempo a leggere tutti gli editoriali che gocciolavano in giro e mi sembrava di non avere il vocabolario per scrivere di quelle cose lì.
Di fronte alla bestialità ci vuole una lucidità senza rabbia né vendetta per scrivere parole che abbiano senso. Bisogna trovare davvero l’ingresso giusto per non cadere nel trombonismo e ogni tanto, quando non se ne trova l’intonazione, conviene fermarsi. Per questo mi ero ripromesso di non scriverne: perché ogni tanto ho il terrore di essere anch’io un ingranaggio cretino dell’effetto che fa. Dice Goffo che ha ucciso “per vedere l’effetto che fa”. Ha detto così ai carabinieri che l’hanno arrestato. Iniettandoci tutti nel gioco omicida: che sdegno che fa, gli editoriali che fa, il luogocomunismo che fa un omicidio del genere.
Poi però ho letto Mario Adinolfi. Fermi tutti: non leggo abitualmente Adinolfi per una questione di ecologia intellettuale ma ci sono capitato per caso. Del resto Adinolfi è uno di quelli che ha parole straboccanti che rischi sempre che ti finisca un suo schizzo quando meno te lo aspetti. Scrive Adinolfi sul suo profilo Facebook:
Repubblica riesce a raccontare l’orrore della morte di Luca Varani senza mai scrivere la parola “gay”. Eppure Manuel Foffo, l’omicida, a Roma era notissimo insieme all’amico Marco Prato come organizzatore di eventi per la galassia omosessuale. E Varani secondo l’ipotesi accreditata è stato ucciso per aver rifiutato un rapporto con Foffo ed il suo amico, in maniera infinitamente crudele. Come la professoressa Rosboch, vittima di altri due gay impazziti. Anche lì, la morbosità si concentra sulla povera donna strangolata e poi gettata forse ancora viva in un pozzo di acqua gelida, niente titoli sul rapporto omosessuale tra i due assassini, che pure forse ha puntellato il delirio omicida della coppia di amanti con un dislivello d’età di 34 anni. La lobby Lgbt nella comunicazione è molto forte, riesce a occultare i particolari per sé fastidiosi.
E quando leggi una stronzata del genere, mentre francescanamente frughi per trovare un buon buongiorno da scrivere, ti accorgi che la stupidità è bestiale in tutte le sue diverse forme, con la cocaina avanzata per terra impiastricciata col sangue ma anche in giacca e cravatta, oppure in 140 caratteri o in forma di partito, congregazione o ammucchiata. Insomma c’è una bestialità inquinante che a volte non porta risultati eclatanti ma raccoglie i cadaveri in giro per fare propaganda. Come Salvini. Come Adinolfi.
Buon martedì.