Quando ero bambino attendevo sempre con ansia il momento in cui mia nonna mi accompagnava in chiesa ad accendere una candela. Tenevo in mano una moneta e la tenevo così stretta che mi disegnava le rughe sul palmo e poi inserirla nella bacinella di ferro, con quel rumore tonfo come se cadesse ogni volta piatta, mi sbloccava la possibilità di poter prendere una candela nuova tra il mucchietto di nuove, accenderla con una già accesa e poi pinzarla in uno dei posti liberi. Una soddisfazione. Davvero. Finché un giorno non mi trovai le candele finte, quelle elettriche con il vetrino della lampadina che sembra un gelato in miniatura anche se vorrebbe essere una fiamma, quelle che le accendi spostando la levetta come sulle vecchie cinquecento. Che delusione. Quella moneta mi è sembrata subito sprecata. «Conta il pensiero» mi disse nonna ma io mi illudevo ancora di non ridurmi ad accontentarmi dei pensieri. Tant’è.
Quella delusione per un gesto che era ormai svuotato di poesia non sapevo come chiamarla, non c’era una parola per riuscire a centrarla, descriverla in pieno. Oggi ho l’aggettivo: ci sono rimasto ‘Bassolino’. Ecco. Ci voleva Renzi e questo suo PD per trasformare il simulacro mummificato di una Napoli d’altri tempi nel petaloso sconfitto simpatico per le storture subite. Scena memorabile quella di queste primarie napoletane: gente con l’euro in tasca che mimava le istruzioni di voto come un’hostess giù dall’aereo, vecchiette che non aprirebbero la porta di casa nemmeno al nipote con la pettinatura cambiata e invece si avventurano nelle tetre sedi di partito con l’animosità di un esploratore in pieno safari, gatti e volpi con il pelo arruffato che ci provano ancora con il trucco delle quattro monete. Mancavano solo Mangiafuoco e la Balena.
Lui, Bassolino, con la faccia di un nonno che scopre la televisione a colori, ha osservato i filmati dello schifo e non ha nemmeno alzato la voce. Deve avere pensato che sicuramente ci sarebbero stati dei seri provvedimenti, sicuramente qualcuno avrebbe dato delle spiegazioni: ognuno di noi diventa ‘Bassolino’ quando è sicuro che poi le cose si metteranno sicuramente a posto e invece no. Guerini ha detto che i probiviri hanno emesso la sentenza: tutto a posto. Avanti così. Lui, Bassolino, ha fatto la faccia del Bassolino, di quando un’ingiustizia è talmente sfrontata che non può che essere uno scherzo. E invece no.
Ognuno di noi è un piccolo Bassolino: quando si prende un brutto voto e si è risposto a tutto, quando si ha un collega inetto appena promosso, quando inaspettatamente si decuplica un prezzo già concordato, quando salta un accordo già chiuso, quando si ascolta un bugiardo mentire e tutti gli altri gli credono o quando hai sempre pensato che qualcosa fosse giusto e poi ti dicono che però non conviene. Ognuno ha il suo Bassolino piccolino nei momenti in cui si sente alieno. Vi capita, no, ogni tanto di avere il dubbio di avere perso un pezzo della storia che vivete? Ecco, tutti bassolini così. Come davanti alla candela elettrica. Con le monete.
Buon giovedì.