«Il nome Cartier-Bresson è praticamente sinonimo di fotografia, ma l’uomo in sĂ© è inafferabile.Â Ăˆ stato definito maestro della fotografia di reportage ma di se stesso diceva “non sono un reporter”». Così scrive Jiulet Hacking nel volume I grandi fotografi (Einaudi), cogliendo un aspetto particolare della personalitĂ di Henri Cartier- Bresson che è stato il fotografo dell’immediatezza, dell’attimo fuggente, dell’importanza dell’istante che fugge, perdendosi fra la folla, rendendosi invisibile.
Anche per questo è inedita e interessante la restrospettiva Henri Cartier-Bresson dedicata al grande fotografo francese dalla Fondazione Pierre Gianadda a Biella. PerchĂ© in 226 stampe ai sali d’argento lo racconta da un lato meno conosciuto e piĂ¹ intimo. La mostra curata da Jean-Henry Papilloud e Sophia Cantinotti negli spazi di Palazzo Gromo Losa mette al centro l’amicizia fra Cartier-Bresson e Sam Szafran che fu suo maestro di disegno. I due si erano incontrati a Parigi, in occasione di una mostra.
Quello fu l’inizio di un dialogo importante sul piano umano e dell’arte. Un rapporto punteggiato da continui e fertili scambi. Spesso Henri Cartier-Bresson attingeva dai suoi archivi delle stampe originali le mandava all’amico con una dedica personale, una riflessione oppure dei versi poetici. Ma non solo.
Quelle foto personali raccontano i viaggi di Cartier-Bresson e i suoi incontri con artisti come Picasso, Giacometti e Matisse che nel 1952 disegnĂ² la copertina del suo primo libro di fotografie. E poi ecco le foto che raccontano l’incontro con Edith Piaf e con l’attrice Jeanne Moreau, accanto ad immagini di gioventĂ¹, di vita vissuta e di tutti i giorni. Dopo la morte del fotografo i coniugi Szafran affidarono quelle preziose immagini a LĂ©onard Gianadda, svizzero di origini biellesi. La sua fondazione collabora con la Fondazione cassa di Risparmio di Biella, che fino al 18 maggio ospita la mostra nella spettacolare sede di Palazzo Gromo Losa, un palazzo medievale da poco restaurato e circondato da giardini all’italiana.
Immagine in evidenza: Epire (Ipiros), Grèce, 1961. © Henri Cartier-Bresson, Fondation Pierre Gianadda-Coll. Sam Szafran