Ecco la linea Maginot di Matteo Renzi, la trincea dietro cui proteggere Maria Elena Boschi e il suo stesso futuro politico. “Guidi si è dimessa, Cancellieri no. Federica non ha commesso nessun reato, ha fatto solo una telefonata inopportuna. Quando ero sindaco di Firenze chiesi le dimissioni della Cancellieri per una telefonata inopportuna. Le dimissioni non arrivarono. Il governo di allora decise diversamente. L’Italia non è più quella di una volta. Ora per una telefonata inopportuna ci si dimette”.
Gambe corte! È davvero tutto qui? Perché il ministro per i rapporti con il parlamento ha imposto la reintroduzione nella legge di stabilità di un emendamento pro Total, forzando la volontà del senato? Perché la riforma Boschi della costituzione trasferisce le competenze energetiche dalle regioni al governo?
Naso lungo! “È finito il tempo in cui si facevano regali agli amici degli amici”. Se non regali -da provare, noi siamo garantisti- nomine! La Guidi, figlia di industriale, ella stessa ex presidente dei giovani industriali, è stata fatta ministra. Con l’incarico -guarda un po’- delle attività produttive, ovvero una imprenditrice-ministra delegata agli affari imprenditoriali. Emma Macegaglia, invece, già presidente di Confindustria, è stata nominata presidente dell’Eni, il colosso italiano del Petrolio, a cui Renzi affida – lo ha detto in televisione- niente meno che “l’intelligence”, che vuol dire anche parte -penso alla Libia- della nostra politica estera.
Mi sa che il conflitto d’interessi è davvero enorme. Come ha scritto Mentana: con l’affaire Guidi è finalmente iniziata la campagna referendaria per il 17 aprile. Motivo in più per votare Sì.