Oggi in Olanda si vota per un referendum. Una consultazione – seppur non vincolante – sull’accordo di associazione Ue-Ucraina. Sulla scheda, gli olandesi dovranno scegliere se “approvare” o “respingere” l’intesa, che è già entrata in vigore in via provvisoria dal 1° gennaio dopo il via libera del parlamento europeo e di quello ucraino. Non è la prima volta che questo accordo diventa oggetto di qualche protesta, già nel 2014 fu il centro della rivolta ucraina contro Yankovich e l’inizio della crisi con Mosca.
Cosa prevede questo accordo? La creazione di un’area di libero scambio tra Unione europea e Ucraina e il rafforzamento dei legami politici. Non si parla ancora, dunque, di un vero e proprio ingresso dell’Ucraina nell’Unione, eppure un sondaggio rivela che nella percezione di metà degli elettori olandesi questo referendum decide se aprire o chiudere le porte dell’Ue a Kiev. Solo il 17% degli elettori olandesi, pensa che sia un accordo innanzitutto commerciale.
L’occasione, però, è stata ghiotta per gli euroscettici che hanno caricato su questo referendum tutti i malumori relativi a un’Europa che impone ai cittadini le sue decisioni, a partire dalle politiche migratorie per finire a quelle fiscali. Il vero obiettivo della consultazione, insomma, sono i rapporti tra l’Olanda e l’Ue. Lo ha ammesso persino il leader del comitato che ha promosso il referendum olandese (Burger Comité Eu), Arjan van Dixhoorn: «In realtà non ci importa nulla dell’Ucraina», ha detto in un’intervista alla tv pubblica NRC, riportata da DutchNews.nl.
L’euroscetticismo in Olanda si chiama Geert Wilders, leader del Partito della libertà (Pvv), dato in testa nei sondaggi arancioni.
«Questo referendum può forse riguardare l’Ucraina ma è anche un voto per dire se vogliamo più Europa o meno Europa», ha dichiarao il leader del Pvv. E il giorno prima del voto, a organizzare una manifestazione per ricordare agli olandesi di votare No ci ha pensato il Vnl (Voor Nederland), partito euroscettico fondato da due ex membri dell’islamofobo Pvv di Wilders. Ospite d’onore, il leader degli euroscettici britannici dell’Ukip, Nigel Farage. Che non ha certo perso l’occasione per metterci in mezzo il Brexit: «Se gli olandesi si schiereranno decisamente per il ‘no’, avrà un impatto sul referendum per la Brexit», ha detto Farage al Sunday Times.
Il quorum per la validità del referendum, secondo la legge olandese, è del 30% degli aventi diritto. Un obiettivo raggiungibile, secondo i sondaggi, con il “no” all’intesa che viene dato in vantaggio. Se vincesse il No sarebbe un colpo per Mark Rutte, che oltre a essere a capo del governo olandese è attualmente presidente di turno della Ue. Una gatta da pelare per niente facile, per il primo ministro incalzato dagli euroscettici. Che sposta la questione sulla politica estera: «Pensiamo che l’Ucraina dovrebbe avere buone relazioni tanto con la Ue quanto con la Russia. E questo non sarebbe possibile se facesse parte dell’Unione europea». Preoccupato s’è detto pure il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker: «Il no aprirebbe la porta a una grave crisi continentale». L’antipasto del Brexit è servito.